In concorso al Festival del Cinema c'erano diversi documentari, tra questi voglio ricordarne due, diversissimi, ma entrambi nella categoria "vale la pena".
Il primo, "Città Aperta", era un documentario di documentari, in quanto raccoglieva spezzoni di documentari recuperati dall'archivio dell'Istituto Luce e li metteva insieme raccontando così la Storia d'Italia dal '48 al '68.
Nel montaggio sono stati accuratamente evitati gli episodi di carattere politico, cercando di comporre un racconto che si basasse sull'evoluzione della vita sociale, letteraria ed artistica dell'Italia di quegli anni, con a margine gli avvenimenti politici, che pur quella vita avevano influenzato.
E' stato molto emozionante, perché ho potuto vedere Ungaretti fare lezione alla Sapienza, Moravia con Elsa Morante e poi, dopo qualche anno, con la giovane scrittrice Dacia Maraini. Trilussa che legge una sua poesia in romanesco. E poi la dolce vita di via Veneto, l'origine del nome Paparazzo, Mastroianni, Fellini. E poi gli artisti, Picasso, le nuove correnti, Saba che legge i suoi scritti, Pasolini che semina scompiglio con i suoi film.
Ma poi tanta gente comune, che accoglie festante l'arrivo degli americani a Roma, dopo le sofferenze disseminate dalla dominazione fascista, la gente che cerca nelle feste danzanti di dimenticare la guerra. La polvere e la distruzione da cui nasce, grazie alla forza di tutti, il miracolo italiano.
Una vera full immersion nella storia di quello che non è Storia, perché non è scritto sui libri, ma al tempo stesso è storia, perché è accaduto ed è anche stato immortalato.
Il secondo documentario, "Improvvisamente l'inverno scorso", invece, tratta dell'infinita avventura dei Di.Co., è girato da una coppia di registi gay, coppia sia in senso professionale, che personale: Gustav & Luca.
Difficile descriverlo, in quanto questo è si formato da spezzoni di telegiornali o trasmissioni televisive varie, ma anche da interviste che i due fanno in giro per Roma nei giorni "critici" delle manifestazioni pro e contro i Di.Co, interviste a politici cattolici, suore, CL, persone che credono di possedere la verità rivelata; il tutto intervallato da "siparietti" presi dalla loro vita comune.
Credo, infatti, che la cosa più bella del documentario sia il fatto che, oltre a scorrere leggero, sia intervallato dai dialoghi dei protagonisti: Gustav, sempre speranzoso, infaticabile, pieno di fiducia, ottimista e Luca , invece, più disilluso, stanco di andare ai "family day", più distaccato, realista.
Luca sa che i Di.Co. non verranno mai approvati, Gustav non lo sa, perché non è italiano e crede alle Istituzioni, ai diritti che vanno rispettati, al bene che vince sempre.
Come quando ad un corteo di estrema destra, Gustav rivendica il diritto degli omosessuali ad una tutela e svela di stare insieme a Luca da otto anni e viene zittito ed invitato ad andare a casa e lui vuole rimanere perché, dice, non ha fatto nulla di male, è un libero cittadino, in un luogo pubblico. Alla fine, ormai lontani dal "pericolo scampato", Luca lo rimprovera, perché ha corso un grosso rischio, quello di essere pestato, ma Gustav non lo sa, o forse non vuole accettare, forse pensa di essere ancora in Svezia. La cosa più bella del documentario è proprio la dinamica della relazione tra i due, registi e protagonisti, risultano subito simpatici e non si riesce proprio a non solidarizzare con loro e quindi, anche se conosci la fine della storia, speri che finisca in un'altro modo, che alla fine sia Gustav ad avere ragione, che il bene trionferà, ma non è un film, è un documentario sull'Italia, e quindi è Luca ad avere ragione. Il lieto fine però c'è lo stesso, ma non ve lo dico, per non rovinarvi la sorpresa.
mercoledì 28 gennaio 2009
giovedì 22 gennaio 2009
Aneddoti dall'ItaliaFilmFest: Laura Morante
Durante i giorni del Festival ho provato molte sensazioni belle. Come quella di svegliarmi al mattino e avere il "problema" di decidere quale film andare a vedere, oppure la sensazione di essere una "ragazza fortunata" per aver ricevuto questo regalo inatteso e graditissimo del Festival, una privilegiata per il solo fatto di essere a bari in questo momento.
E poi la sensazione dell'attesa che si materializzava già dalle 5 quando sapevo di avere un "appuntamento" al festival per le 7.
E poi prendere il bus, con la stessa frenesia e il batticuore di un "primo appuntamento" e la paura di non essere in tempo, di non trovare il biglietto, l'emozione e l'aspettativa di quale strascico il film avrebbe lasciato nella mia anima, se sarebbe stato o meno indimenticabile, uno di quei film "da ricordare". E poi, arrivata al Galleria, c'era sempre qualcuno più o meno famoso, ho visto, per esempio, Laura Morante, che era semplicemente bellissima, molto più che nei film, non sono riuscita ad avvicinarla perchè mi incuteva una specie di timore, quasi drammatica nella sua figura, elegante, con un impermeabile appena appoggiato, che le scopriva una spalla nuda, la matita nera del trucco che accentuava i suoi occhi quasi tristi, mi sembrava lì ad un passo ed al tempo stesso lontanissima, come se i nostri fossero due mondi separati da un velo invisibile. E poi, il problema di incontrare i nostri miti è sempre lo stesso, cosa dirgli? Cosa dirgli che non suoni banale e scontato, che non sia un complimento e ti faccia sentire ancora più piccolo dinanzi al suo cospetto? E così sono rimasta a guardarla da lontano, cercando di trovare un incipit intelligente per il mio discorso, fino a quando anche lei non è scomparsa nel buio della sala.
E poi la sensazione dell'attesa che si materializzava già dalle 5 quando sapevo di avere un "appuntamento" al festival per le 7.
E poi prendere il bus, con la stessa frenesia e il batticuore di un "primo appuntamento" e la paura di non essere in tempo, di non trovare il biglietto, l'emozione e l'aspettativa di quale strascico il film avrebbe lasciato nella mia anima, se sarebbe stato o meno indimenticabile, uno di quei film "da ricordare". E poi, arrivata al Galleria, c'era sempre qualcuno più o meno famoso, ho visto, per esempio, Laura Morante, che era semplicemente bellissima, molto più che nei film, non sono riuscita ad avvicinarla perchè mi incuteva una specie di timore, quasi drammatica nella sua figura, elegante, con un impermeabile appena appoggiato, che le scopriva una spalla nuda, la matita nera del trucco che accentuava i suoi occhi quasi tristi, mi sembrava lì ad un passo ed al tempo stesso lontanissima, come se i nostri fossero due mondi separati da un velo invisibile. E poi, il problema di incontrare i nostri miti è sempre lo stesso, cosa dirgli? Cosa dirgli che non suoni banale e scontato, che non sia un complimento e ti faccia sentire ancora più piccolo dinanzi al suo cospetto? E così sono rimasta a guardarla da lontano, cercando di trovare un incipit intelligente per il mio discorso, fino a quando anche lei non è scomparsa nel buio della sala.
Aneddoti dall'ItaliaFilmFest: Il Grande Progetto
Durante il Festival del cinema mi è capitato di fare qualcosa che solitamente non mi capita mai: andare al cinema da sola.
Le proiezioni, infatti, erano spesso in orari "proibitivi", cioè lavorativi, e quindi era difficile trovare accompagnatori, forse anche perchè a me sarebbe piaciuto andare a vedere film vecchi e poco famosi oggi, anzichè i pur belli, Gomorra o il Divo che si possono trovare facilmente in DVD. Insomma, uno di questi giorni il desiderio di vedere il film di uno dei miei scrittori preferiti, Baricco, "Lezione 21", mi ha portato al cinema, ma i biglietti erano tutti esauriti. Allora ho deciso comunque di rimanere al Galleria, a godermi l'atmosfera.
Mi sono seduta, indecisa sul da farsi, e vicino a me c'era un signore, anche lui solo, sulla sessantina, poteva essere mio padre, con una coppola in mano. Ad un certo punto lui mi ha rivolto la parola, sarà stato forse il fatto di essere entrambi soli al cinema, una condizione di pochi e che quindi ci faceva sentire "amici", come spesso accade.
Mi ha detto che andava a vedere il "Grande Progetto", ma, quasi scusandosi, ha subito aggiunto: ma non so niente, di che parla, chi sono gli attori. Forse temeva che fosse un film dal contenuto dubbio e che quindi potessi poi formarmi una brutta opinione di lui.
Io, allora, che naturalmente ero informatissima e avevo letto tutte le recensioni dei film, gli ho spiegato di cosa si trattava, cercando di rassicurarlo.
E lui, come sollevato da un peso, si è aperto facendomi una confessione: anche io ho un grande progetto! E senza nemmeno aspettare la mia reazione mi ha detto: vincere tanti milioni al superenalotto! Al che io ho detto che mi sembrava avessimo lo stesso progetto. Allora lui si è affrettato a specificare che quei soldi non li voleva per lui, ma che avrebbe voluto aprire una grande fabbrica per dare lavoro a tanta gente. E che ci provava, con i grattaevinci e il superenalotto, ma finora non aveva vinto mai niente. Poi la lucetta verde si è accesa, si può entrare in sala, mi ha salutato cordialmente ed è andato via. Chissà se il grande progetto, il film, l'avrà ispirato.
Le proiezioni, infatti, erano spesso in orari "proibitivi", cioè lavorativi, e quindi era difficile trovare accompagnatori, forse anche perchè a me sarebbe piaciuto andare a vedere film vecchi e poco famosi oggi, anzichè i pur belli, Gomorra o il Divo che si possono trovare facilmente in DVD. Insomma, uno di questi giorni il desiderio di vedere il film di uno dei miei scrittori preferiti, Baricco, "Lezione 21", mi ha portato al cinema, ma i biglietti erano tutti esauriti. Allora ho deciso comunque di rimanere al Galleria, a godermi l'atmosfera.
Mi sono seduta, indecisa sul da farsi, e vicino a me c'era un signore, anche lui solo, sulla sessantina, poteva essere mio padre, con una coppola in mano. Ad un certo punto lui mi ha rivolto la parola, sarà stato forse il fatto di essere entrambi soli al cinema, una condizione di pochi e che quindi ci faceva sentire "amici", come spesso accade.
Mi ha detto che andava a vedere il "Grande Progetto", ma, quasi scusandosi, ha subito aggiunto: ma non so niente, di che parla, chi sono gli attori. Forse temeva che fosse un film dal contenuto dubbio e che quindi potessi poi formarmi una brutta opinione di lui.
Io, allora, che naturalmente ero informatissima e avevo letto tutte le recensioni dei film, gli ho spiegato di cosa si trattava, cercando di rassicurarlo.
E lui, come sollevato da un peso, si è aperto facendomi una confessione: anche io ho un grande progetto! E senza nemmeno aspettare la mia reazione mi ha detto: vincere tanti milioni al superenalotto! Al che io ho detto che mi sembrava avessimo lo stesso progetto. Allora lui si è affrettato a specificare che quei soldi non li voleva per lui, ma che avrebbe voluto aprire una grande fabbrica per dare lavoro a tanta gente. E che ci provava, con i grattaevinci e il superenalotto, ma finora non aveva vinto mai niente. Poi la lucetta verde si è accesa, si può entrare in sala, mi ha salutato cordialmente ed è andato via. Chissà se il grande progetto, il film, l'avrà ispirato.
martedì 20 gennaio 2009
When dreams come true
Sembra il titolo di una favola, e invece, questa volta, è realtà.
E così è avvenuto davvero: Barack Hussein Obama è presidente degli Stati Uniti D'America, e già il suo nome è tutto un programma. Oggi sono felice, perchè quando ho scoperto Obama ero in Michigan e nulla era così scontato come sembra adesso e quando ho comprato la sua maglietta pensavo: "Entrerà nella storia? E quanto varrà questa maglietta tra 20 anni? Meno di quanto l'ho pagata oggi?". Niente era così scontato come adesso e Obama sembrava molto più solo.
Ma io ci credevo, ci ho creduto fin dall'inizio e per questo non vorrei che questo post suoni vuoto, come se fosse un salire sul carro del vincitore, come adesso fanno tutti.
Non voglio commentare il suo discorso (qui in inglese), ma solo condividerne alcuni punti, quelli che mi hanno toccato maggiormente e mi ispirano forza e fiducia nel futuro e, in questo momento, ce n'è bisogno.
"In questo giorno, ci riuniamo perché abbiamo scelto la speranza sulla paura,l'unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia."
"E' venuto il momento di riaffermare il nostro spirito tenace, di scegliere la nostra storia migliore, di portare avanti quel dono prezioso, l'idea nobile, passata di generazione in generazione: la promessa divina che tutti siamo uguali, tutti siamo liberi e tutti meritiamo una possibilità di perseguire la felicità in tutta la sua pienezza."
"Questi uomini e donne hanno lottato e si sono sacrificati e hanno lavorato finché le loro mani sono diventate ruvide per permettere a noi di vivere una vita migliore. Hanno visto nell'America qualcosa di più grande che una somma delle nostre ambizioni individuali"
"Quel che uomini e donne possono ottenere quando l'immaginazione si unisce alla volontà comune, e la necessità al coraggio."
"E così, per tutti i popoli e i governi che ci guardano oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove è nato mio padre: sappiate che l'America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che sia alla ricerca di un futuro di pace e dignità, e che noi siamo pronti ad aprire la strada ancora una volta."
"fermi nella consapevolezza che non c'è nulla di più soddisfacente per lo spirito, così importante per la definizione del carattere, che darsi completamente per una causa difficile."
Oggi la televisione ha mostrato le immagini del suo discorso e dopo quelle del discorso Martin Luther King dallo stesso luogo, 45 anni fa.
Mi hanno fatto venire i brividi, ma soprattutto mi hanno dato la sensazione tangibile che la Speranza davvero non può mai morire, neanche quando si uccide l'uomo simbolo di quella Speranza. Perchè Martin Luther King è stato ucciso, ma non il suo sogno. Mentre King pronunciava il suo discorso i neri non potevano neanche entrare nei bar, come il padre di Obama, ora suo figlio, in quella stessa piazza, parla da presidente. Non credo sia possibile descrivere con le parole cosa è davvero accaduto oggi, forse lo capiremo quando lo studieranno i nostri figli sui libri di scuola, possiamo solo immaginarlo, ma i cuori di coloro che hanno vissuto la discriminazione, oggi esultano, oggi vivono finalmente la frase pronunciata con forza da King a conclusione del suo discorso: Free at last! Free at last! (Liberi finalmente! Liberi finalmente!). Tutti, se lotteremo, avremo la possibilità di perseguire la felicità piena, non è detto che ci vorrà poco tempo, ci vorranno 60 o più anni, sacrifici di cui, forse, non vedremo i frutti, mani ruvide, ma possiamo farcela e lo faremo. Oggi a tutti è concesso di sognare, a tutti è concesso di pronunciare quella frase: I have a dream e pensare che quel sogno, un giorno, possa avverarsi.
Le cose cambiano, e, per fortuna, anche in meglio at last!
E così è avvenuto davvero: Barack Hussein Obama è presidente degli Stati Uniti D'America, e già il suo nome è tutto un programma. Oggi sono felice, perchè quando ho scoperto Obama ero in Michigan e nulla era così scontato come sembra adesso e quando ho comprato la sua maglietta pensavo: "Entrerà nella storia? E quanto varrà questa maglietta tra 20 anni? Meno di quanto l'ho pagata oggi?". Niente era così scontato come adesso e Obama sembrava molto più solo.
Ma io ci credevo, ci ho creduto fin dall'inizio e per questo non vorrei che questo post suoni vuoto, come se fosse un salire sul carro del vincitore, come adesso fanno tutti.
Non voglio commentare il suo discorso (qui in inglese), ma solo condividerne alcuni punti, quelli che mi hanno toccato maggiormente e mi ispirano forza e fiducia nel futuro e, in questo momento, ce n'è bisogno.
"In questo giorno, ci riuniamo perché abbiamo scelto la speranza sulla paura,l'unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia."
"E' venuto il momento di riaffermare il nostro spirito tenace, di scegliere la nostra storia migliore, di portare avanti quel dono prezioso, l'idea nobile, passata di generazione in generazione: la promessa divina che tutti siamo uguali, tutti siamo liberi e tutti meritiamo una possibilità di perseguire la felicità in tutta la sua pienezza."
"Questi uomini e donne hanno lottato e si sono sacrificati e hanno lavorato finché le loro mani sono diventate ruvide per permettere a noi di vivere una vita migliore. Hanno visto nell'America qualcosa di più grande che una somma delle nostre ambizioni individuali"
"Quel che uomini e donne possono ottenere quando l'immaginazione si unisce alla volontà comune, e la necessità al coraggio."
"E così, per tutti i popoli e i governi che ci guardano oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove è nato mio padre: sappiate che l'America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che sia alla ricerca di un futuro di pace e dignità, e che noi siamo pronti ad aprire la strada ancora una volta."
"fermi nella consapevolezza che non c'è nulla di più soddisfacente per lo spirito, così importante per la definizione del carattere, che darsi completamente per una causa difficile."
Oggi la televisione ha mostrato le immagini del suo discorso e dopo quelle del discorso Martin Luther King dallo stesso luogo, 45 anni fa.
Mi hanno fatto venire i brividi, ma soprattutto mi hanno dato la sensazione tangibile che la Speranza davvero non può mai morire, neanche quando si uccide l'uomo simbolo di quella Speranza. Perchè Martin Luther King è stato ucciso, ma non il suo sogno. Mentre King pronunciava il suo discorso i neri non potevano neanche entrare nei bar, come il padre di Obama, ora suo figlio, in quella stessa piazza, parla da presidente. Non credo sia possibile descrivere con le parole cosa è davvero accaduto oggi, forse lo capiremo quando lo studieranno i nostri figli sui libri di scuola, possiamo solo immaginarlo, ma i cuori di coloro che hanno vissuto la discriminazione, oggi esultano, oggi vivono finalmente la frase pronunciata con forza da King a conclusione del suo discorso: Free at last! Free at last! (Liberi finalmente! Liberi finalmente!). Tutti, se lotteremo, avremo la possibilità di perseguire la felicità piena, non è detto che ci vorrà poco tempo, ci vorranno 60 o più anni, sacrifici di cui, forse, non vedremo i frutti, mani ruvide, ma possiamo farcela e lo faremo. Oggi a tutti è concesso di sognare, a tutti è concesso di pronunciare quella frase: I have a dream e pensare che quel sogno, un giorno, possa avverarsi.
Le cose cambiano, e, per fortuna, anche in meglio at last!
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giovedì 15 gennaio 2009
Aneddoti dall'ItaliaFilmFest: Fellini
Intervallate alle cronache del festival, aneddoti, che escludo dai racconti, perché forse poco poetici o perché farebbero perdere di continuità alla storia, ma che comunque ritengo degni di essere citati, tanto degni da dedicargli uno spazio a parte.
E per iniziare ne citerò uno non mio, ma di Ettore Scola, che pur odiando gli aneddoti, per sua stessa ammissione, ha ritenuto tale aneddoto degno di essere citato e quindi, probabilmente, lo è.
Mentre girava "C'eravamo tanto amati", Scola chiese a Fellini di interpretare se stesso in un remake della famosa scena della Fontana di Trevi della Dolce Vita, e Fellini, che all'inizio era riluttante, si è poi convinto quando Scola gli ha promesso che non l'avrebbe inquadrato di spalle. Fellini, ha svelato, aveva un piccolo complesso relativo alla mancanza di capelli nella cosiddetta area del "calcio di rigore". E così Fellini ha accettato e Scola ha disatteso la sua promessa. Ma il punto non è questo, una sera, mentre Scola riprendeva di nascosto, quello che oggi si chiamerebbe un backstage, si compie lo scherzo al maestro. Scola manda un figurante, presentato dal direttore di produzione a Fellini come un colonnello che può essere molto utile per avere i permessi per girare e che vuole solo stringergli la mano e raccomanda a Fellini di essere molto gentile. Il finto colonnello gli si avvicina, lo guarda e dice: "E' un piacere stringere la mano al grande Rossellini!". E Fellini scoppia in una grande e grossa, ma soprattutto spontanea risata.
La sera si va a cena con lui e Mastroianni, Scola la ricorda come una delle più belle serate della sua vita.
E per iniziare ne citerò uno non mio, ma di Ettore Scola, che pur odiando gli aneddoti, per sua stessa ammissione, ha ritenuto tale aneddoto degno di essere citato e quindi, probabilmente, lo è.
Mentre girava "C'eravamo tanto amati", Scola chiese a Fellini di interpretare se stesso in un remake della famosa scena della Fontana di Trevi della Dolce Vita, e Fellini, che all'inizio era riluttante, si è poi convinto quando Scola gli ha promesso che non l'avrebbe inquadrato di spalle. Fellini, ha svelato, aveva un piccolo complesso relativo alla mancanza di capelli nella cosiddetta area del "calcio di rigore". E così Fellini ha accettato e Scola ha disatteso la sua promessa. Ma il punto non è questo, una sera, mentre Scola riprendeva di nascosto, quello che oggi si chiamerebbe un backstage, si compie lo scherzo al maestro. Scola manda un figurante, presentato dal direttore di produzione a Fellini come un colonnello che può essere molto utile per avere i permessi per girare e che vuole solo stringergli la mano e raccomanda a Fellini di essere molto gentile. Il finto colonnello gli si avvicina, lo guarda e dice: "E' un piacere stringere la mano al grande Rossellini!". E Fellini scoppia in una grande e grossa, ma soprattutto spontanea risata.
La sera si va a cena con lui e Mastroianni, Scola la ricorda come una delle più belle serate della sua vita.
Cronache dall'ItaliaFilmFest: La Terrazza di Ettore Scola
Ed ecco, come promesso, alcuni aggiornamenti.
Questa mattina mi sono davvero emozionata.
Ho provato l'emozione di assistere ad un film che è un'opera d'arte, e come opera d'arte è anche storia, ma anche rarità. Di buona lena mi sono svegliata, sfidando il mio bisogno cronico di dormire almeno otto ore, diretta ad un cinema in centro, la proiezione iniziava alle 9. Traffico, biglietto, bus, decine di persone che vanno al lavoro e una sottile contentezza perché io non stavo andando al lavoro, fuggivo clandestina, perché avevo una missione molto importante da compiere, come i miei eroi del cinema ;).
Sorriso stampato, bus, fermata, scendo, lungomare, cinema, entro, buio, titoli, inizio.
Prendo posto velocemente, non sono mai andata al cinema così presto, ho ancora sonno, mi stropiccio gli occhi, sbadiglio, è strano, di solito il cinema è riservato alla sera, o peggio, alla notte, quando una giornata è ormai andata, quando siamo anche troppo stanchi, eppure ci suscita emozioni.
Il cinema alle nove di mattina è...il tuo spirito e la tua anima che respirano.
La tua anima, sgombra di pensieri e sensazioni, è pronta ad assorbirne come una spugna, il tuo spirito, librato, è pronto a farsi ispirare. E il buio è strano... Il cinema alle nove di mattina è un'altra cosa.
Scorrono le immagini de "La Terrazza" di Ettore Scola, sullo schermo Mastroianni, Gassman, Tognazzi ed un cammeo di Ugo Gregoretti ed un altro della Sora Lella, tutti insieme, tutti a recitare un ruolo diverso dal solito, come Scola amava fare: far recitare Mastroianni non nel ruolo scontato del latin lover, ma nel ruolo del marito abbandonato, Gassman non nel ruolo dell'uomo padrone di sé, ma nel ruolo dell'insicuro e indeciso.
E così lui "legge" l'Italia di quegli anni, che in parte è anche l'Italia di adesso, certe cose, si sa, sono dure a cambiare.
Quando il film finisce, il direttore del Festival, Laudadio, invita Ettore Scola a salire sul palco, in parte aveva assistito alla proiezione, e io penso che sono una privilegiata, perché in quella sala buia ho appena visto un grande film, avendo la fortuna di condividere quel buio con il suo stesso regista!
E poi un'altra rivelazione, la copia de La Terrazza, appena proiettata, è una copia unica, ritrovata per caso, quando il film sembrava perso per sempre. E poi lui, Ettore Scola, sale sul palco e si vede che non gli piace parlare, è molto riservato, e lassù proprio non gli piace stare.
Però parla, dell'importanza dei macchinisti, dei costumisti, di coloro che il film lo fanno, realizzando materialmente l'idea che, solo un momento fa, era nella testa del regista e ora, grazie a loro, è sulla scena.
E poi dice che lui, in fondo, ha girato sempre lo stesso film, il messaggio era sempre quello, anche se colto in sfumature, epoche, età, luoghi e personaggi diversi.
E poi parla del cinema, che, come tutte le arti, ha una sua ciclicità, con picchi e pianure, dove i picchi sono il neo-realismo di Rossellini, De Sica, Pasolini.
Ma svela anche che De Sica usava recitare prima per gli attori tutte le parti dei suoi film, e così finiva che nei suoi film tutti recitassero come lui, anche Sofia Loren.
E se si dovesse rimproverare qualcosa? L'unica cosa che si rimprovera è il fatto di non essere stato un picco, di non aver raggiunto le vette, ma di essere stato una pianura, per quanto buona e fertile, ma sempre una pianura.
E' un attimo e sono le tredici, le cose belle finiscono sempre troppo presto.
In sala ci sono ancora Ugo Gregoretti, Michele Placido, e tanti altri che non conosco, ma sono lì, per sentire un maestro.
Esco dal cinema, lungomare, sole, sorriso stampato, traffico, bus, gente che torna dal lavoro, io no e sono felice.
Un pensiero mi attraversa la mente: e allora, se Ettore Scola si considera una pianura, magari anche ciascuno di noi, senza saperlo, perché come lui guarda in alto (e fa bene), nel suo piccolo ha già realizzato (o realizzerà) qualcosa di cui andar fiero, non una vetta, ma una buona e fertile pianura.
Questa mattina mi sono davvero emozionata.
Ho provato l'emozione di assistere ad un film che è un'opera d'arte, e come opera d'arte è anche storia, ma anche rarità. Di buona lena mi sono svegliata, sfidando il mio bisogno cronico di dormire almeno otto ore, diretta ad un cinema in centro, la proiezione iniziava alle 9. Traffico, biglietto, bus, decine di persone che vanno al lavoro e una sottile contentezza perché io non stavo andando al lavoro, fuggivo clandestina, perché avevo una missione molto importante da compiere, come i miei eroi del cinema ;).
Sorriso stampato, bus, fermata, scendo, lungomare, cinema, entro, buio, titoli, inizio.
Prendo posto velocemente, non sono mai andata al cinema così presto, ho ancora sonno, mi stropiccio gli occhi, sbadiglio, è strano, di solito il cinema è riservato alla sera, o peggio, alla notte, quando una giornata è ormai andata, quando siamo anche troppo stanchi, eppure ci suscita emozioni.
Il cinema alle nove di mattina è...il tuo spirito e la tua anima che respirano.
La tua anima, sgombra di pensieri e sensazioni, è pronta ad assorbirne come una spugna, il tuo spirito, librato, è pronto a farsi ispirare. E il buio è strano... Il cinema alle nove di mattina è un'altra cosa.
Scorrono le immagini de "La Terrazza" di Ettore Scola, sullo schermo Mastroianni, Gassman, Tognazzi ed un cammeo di Ugo Gregoretti ed un altro della Sora Lella, tutti insieme, tutti a recitare un ruolo diverso dal solito, come Scola amava fare: far recitare Mastroianni non nel ruolo scontato del latin lover, ma nel ruolo del marito abbandonato, Gassman non nel ruolo dell'uomo padrone di sé, ma nel ruolo dell'insicuro e indeciso.
E così lui "legge" l'Italia di quegli anni, che in parte è anche l'Italia di adesso, certe cose, si sa, sono dure a cambiare.
Quando il film finisce, il direttore del Festival, Laudadio, invita Ettore Scola a salire sul palco, in parte aveva assistito alla proiezione, e io penso che sono una privilegiata, perché in quella sala buia ho appena visto un grande film, avendo la fortuna di condividere quel buio con il suo stesso regista!
E poi un'altra rivelazione, la copia de La Terrazza, appena proiettata, è una copia unica, ritrovata per caso, quando il film sembrava perso per sempre. E poi lui, Ettore Scola, sale sul palco e si vede che non gli piace parlare, è molto riservato, e lassù proprio non gli piace stare.
Però parla, dell'importanza dei macchinisti, dei costumisti, di coloro che il film lo fanno, realizzando materialmente l'idea che, solo un momento fa, era nella testa del regista e ora, grazie a loro, è sulla scena.
E poi dice che lui, in fondo, ha girato sempre lo stesso film, il messaggio era sempre quello, anche se colto in sfumature, epoche, età, luoghi e personaggi diversi.
E poi parla del cinema, che, come tutte le arti, ha una sua ciclicità, con picchi e pianure, dove i picchi sono il neo-realismo di Rossellini, De Sica, Pasolini.
Ma svela anche che De Sica usava recitare prima per gli attori tutte le parti dei suoi film, e così finiva che nei suoi film tutti recitassero come lui, anche Sofia Loren.
E se si dovesse rimproverare qualcosa? L'unica cosa che si rimprovera è il fatto di non essere stato un picco, di non aver raggiunto le vette, ma di essere stato una pianura, per quanto buona e fertile, ma sempre una pianura.
E' un attimo e sono le tredici, le cose belle finiscono sempre troppo presto.
In sala ci sono ancora Ugo Gregoretti, Michele Placido, e tanti altri che non conosco, ma sono lì, per sentire un maestro.
Esco dal cinema, lungomare, sole, sorriso stampato, traffico, bus, gente che torna dal lavoro, io no e sono felice.
Un pensiero mi attraversa la mente: e allora, se Ettore Scola si considera una pianura, magari anche ciascuno di noi, senza saperlo, perché come lui guarda in alto (e fa bene), nel suo piccolo ha già realizzato (o realizzerà) qualcosa di cui andar fiero, non una vetta, ma una buona e fertile pianura.
martedì 13 gennaio 2009
Perché io so di non sapere
Questo Natale, per caso, mi è capitato tra le mani il libro di Marco Travaglio "Per chi suona la banana" ed è stata una vera e propria illuminazione!
Il libro, sostanzialmente, parla dell'ultimo anno del governo Prodi e dei primi 6 mesi del governo Berlusconi, raccontando la sostanziale incapacità della sinistra, non solo di governare, ma anche di fare opposizione.
La cosa che trovo sorprendentemente bella è che Travaglio, tacciato erroneamente di essere di sinistra (lui stesso, invece, si definisce liberale e non di sinistra!), dimostra che un piccolo spiraglio di libertà di informazione (ma veramente piccolo!) è rimasto: il libro, infatti, è una raccolta di articoli pubblicati sull'Unità, nell'ultimo anno e mezzo, che sono quasi più critici con la sinistra che con la destra!
La sua è una riflessione, totalmente apartitica, sulla realtà dei fatti, analizzata andando a spulciare i testi delle leggi e delle sentenze. E' curioso che il libro si riferisca a fatti che io ho sempre conosciuto "attraverso il filtro dei mezzi di (dis)informazione" mentre mi preparavo a partire per il Michigan, mentre ero là, e mentre ero troppo impegnata a essere triste, quando ero tornata.
Il libro mi ha subito incuriosita, forse proprio perché potevo, finalmente, capire quello che era successo mentre io ero dall'altra parte del mondo, potevo capire perché mi sono ritrovata a votare il giorno dopo essere tornata dal Michigan.
Ho iniziato a divorare il libro con avidità, come se fosse un romanzo giallo (e in parte lo è); durante le vacanze di Natale non riuscivo a smettere di leggere, e chiudevo il libro, forzatamente, solo alle 3 del mattino.
Ma cosa c'è di così speciale?
Non solo quello che vi è scritto, e che nessuno ci ha detto in questo anno e mezzo appena passato, come il vero volto delle leggi "ad personam" e le loro conseguenze su noi poveri cittadini ignari, ma anche "come" il tutto è scritto.
Il tutto, infatti, è condito da uno stile di scrittura pungente, ironico, leggero, colto, come quello di un romanzo, appunto.
Quando leggi sorridi anche, poi, quando chiudi il libro, se ripensi a quello che hai letto pensi che sia uno scherzo; poi, quando ti rendi conto che lo scherzo non è quello che è scritto (perché quello, purtroppo, è successo veramente), ma quello che ti hanno detto le TV e i giornali, inizi a pensare che c'è qualcosa che non va, che stanno distraendo la nostra attenzione dal vero punto focale. Usando una metafora di Travaglio stesso, se getti una rana nell'acqua bollente questa salterà subito fuori, per evitare la morte, se metti la rana in acqua tiepida e scaldi l'acqua gradualmente, la rana sarà cotta senza che lei se ne accorga. Allora, vogliamo essere rane o saltare fuori finché siamo ancora in tempo?
PS: Per chi volesse saperne di più, segnalo il blog di Marco Travaglio, più due appuntamenti pugliesi con lo scrittore previsti per il prossimo 16 Gennaio a Crispiano alle 18.00 e a Brindisi alle 21.00
Il libro, sostanzialmente, parla dell'ultimo anno del governo Prodi e dei primi 6 mesi del governo Berlusconi, raccontando la sostanziale incapacità della sinistra, non solo di governare, ma anche di fare opposizione.
La cosa che trovo sorprendentemente bella è che Travaglio, tacciato erroneamente di essere di sinistra (lui stesso, invece, si definisce liberale e non di sinistra!), dimostra che un piccolo spiraglio di libertà di informazione (ma veramente piccolo!) è rimasto: il libro, infatti, è una raccolta di articoli pubblicati sull'Unità, nell'ultimo anno e mezzo, che sono quasi più critici con la sinistra che con la destra!
La sua è una riflessione, totalmente apartitica, sulla realtà dei fatti, analizzata andando a spulciare i testi delle leggi e delle sentenze. E' curioso che il libro si riferisca a fatti che io ho sempre conosciuto "attraverso il filtro dei mezzi di (dis)informazione" mentre mi preparavo a partire per il Michigan, mentre ero là, e mentre ero troppo impegnata a essere triste, quando ero tornata.
Il libro mi ha subito incuriosita, forse proprio perché potevo, finalmente, capire quello che era successo mentre io ero dall'altra parte del mondo, potevo capire perché mi sono ritrovata a votare il giorno dopo essere tornata dal Michigan.
Ho iniziato a divorare il libro con avidità, come se fosse un romanzo giallo (e in parte lo è); durante le vacanze di Natale non riuscivo a smettere di leggere, e chiudevo il libro, forzatamente, solo alle 3 del mattino.
Ma cosa c'è di così speciale?
Non solo quello che vi è scritto, e che nessuno ci ha detto in questo anno e mezzo appena passato, come il vero volto delle leggi "ad personam" e le loro conseguenze su noi poveri cittadini ignari, ma anche "come" il tutto è scritto.
Il tutto, infatti, è condito da uno stile di scrittura pungente, ironico, leggero, colto, come quello di un romanzo, appunto.
Quando leggi sorridi anche, poi, quando chiudi il libro, se ripensi a quello che hai letto pensi che sia uno scherzo; poi, quando ti rendi conto che lo scherzo non è quello che è scritto (perché quello, purtroppo, è successo veramente), ma quello che ti hanno detto le TV e i giornali, inizi a pensare che c'è qualcosa che non va, che stanno distraendo la nostra attenzione dal vero punto focale. Usando una metafora di Travaglio stesso, se getti una rana nell'acqua bollente questa salterà subito fuori, per evitare la morte, se metti la rana in acqua tiepida e scaldi l'acqua gradualmente, la rana sarà cotta senza che lei se ne accorga. Allora, vogliamo essere rane o saltare fuori finché siamo ancora in tempo?
PS: Per chi volesse saperne di più, segnalo il blog di Marco Travaglio, più due appuntamenti pugliesi con lo scrittore previsti per il prossimo 16 Gennaio a Crispiano alle 18.00 e a Brindisi alle 21.00
lunedì 12 gennaio 2009
ItaliaFilmFest
Per chiunque di voi si trovasse a Bari (e dintorni) in questa settimana segnalo questa "promettente" manifestazione. Potetete guardare il programma (molto interessante) qui ItaliaFilmFest(12-17 Gennaio). Se riuscirò a svincolarmi dagli impegni lavorativi vi racconterò qualcosa, naturalmente anche voi siete invitati a commentare se doveste assistere a qualcuno degli eventi.
E naturalmente, se non siete a Bari, ma avete visto o sentito parlare di qualcuno dei film che proietteranno, potete sempre postare qualcosa, ogni consiglio è ben accetto!
E naturalmente, se non siete a Bari, ma avete visto o sentito parlare di qualcuno dei film che proietteranno, potete sempre postare qualcosa, ogni consiglio è ben accetto!
Arrivano i Mostri
Durante le vacanze di Natale, trovandomi in quella splendida cittadina che è Matera, sono andata a vedere "Arrivano i Mostri" un film di produzione "locale", cioè ambientato a Matera, con attori materani, più un factotum: Antonio Andrisani, scrittore e anche interprete di tutti gli episodi del film, perchè di film ad episodi si tratta. Sarei esagerata a definirlo un capolavoro, ma di certo è un film ben fatto e ti aiuta a passare una serata spensierata; non a caso è stato definito il "cine-panettone" materano, ma secondo me è una definizione che non rende giustizia al film, perché il film fa dell'ironia molto intelligente su delle degenerazioni della nostra vita quotidiana. Per esempio sull'uso spasmodico del cellulare, Internet e "se non sei su Google non sei nessuno", la "capacondominio" che prende questa sua funzione un po' troppo sul serio e ne fa una "ragione di vita", il manager delle brutte, che affitta ragazze racchie a quelle che lo sono un po' meno per far si che "risplendano" al confronto, le famiglie che partecipano al famoso gioco dei pacchi e poi ci rimettono qualcosa più di un pacco.
Ma non voglio raccontare oltre per non rovinarvi la sorpresa, nel caso aveste modo di vederlo, anche perché quasi tutti gli episodi si basano sulla sorpresa finale, che svela il senso della mini-storia e ti strappa una risata intelligente, ma anche una riflessione. Alla fine dello spettacolo sono anche andata a fare i complimenti ad Antonio Andrisani, che aveva assistito alla proiezione. Ho avuto un po' di difficoltà a riconoscerlo, visto che nel film esercita egregiamente l'abilità del trasformismo.
E' un bravo attore e un ottimo sceneggiatore e gli auguro di avere successo, perché sembra meritarlo. A voi, invece, auguro di andare a vedere il film, e, se non siete di Matera, di recuperarlo in DVD, ne vale la pena.
Se volete saperne di più potete chiedere al vostro amico Google, o, se siete troppo pigri, cliccare direttamente sui seguenti link:
Arrivano i mostri su Sassilive
Arrivano i mostri - Diario del film
Ma non voglio raccontare oltre per non rovinarvi la sorpresa, nel caso aveste modo di vederlo, anche perché quasi tutti gli episodi si basano sulla sorpresa finale, che svela il senso della mini-storia e ti strappa una risata intelligente, ma anche una riflessione. Alla fine dello spettacolo sono anche andata a fare i complimenti ad Antonio Andrisani, che aveva assistito alla proiezione. Ho avuto un po' di difficoltà a riconoscerlo, visto che nel film esercita egregiamente l'abilità del trasformismo.
E' un bravo attore e un ottimo sceneggiatore e gli auguro di avere successo, perché sembra meritarlo. A voi, invece, auguro di andare a vedere il film, e, se non siete di Matera, di recuperarlo in DVD, ne vale la pena.
Se volete saperne di più potete chiedere al vostro amico Google, o, se siete troppo pigri, cliccare direttamente sui seguenti link:
Arrivano i mostri su Sassilive
Arrivano i mostri - Diario del film
sabato 10 gennaio 2009
Cattivi propositi... >:-|
Mi perdonerete, spero, se dopo due post pieni zeppi di buoni propositi ne arriva uno che potrebbe nasconderne di cattivi! ;) Da qualche mese ho cambiato casa e le mie compagne di casa italiane non sono, purtroppo o per fortuna, fonte di ispirazione come lo erano i miei flatmate americani.
Tuttavia, in questa nuova casa, è subito emerso un "tricky problem": i piccioni. Cercherò di essere politically correct per non scatenare le proteste degli animalisti che seguono il mio blog, ma che siano "un po' fastidiosi" non si può negarlo.
Il problema non sono loro in quanto tali, ma gli escrementi che lasciano come ricordo sul mio balcone.
Il mio non è solo un problema di natura estetica, ma anche di natura "sanitaria", ho scoperto, infatti, che i piccioni sono portatori di circa 60 malattie diverse e alcune di queste addirittura mortali per l'uomo!
Ora la fonte di questa mia news non è proprio autorevolissima, un altro blog online, quindi non ci metterei la mano sul fuoco, ma, nel dubbio, mi ha convinto ad affrontare il problema.
Il problema si è da subito rivelato di non facile soluzione, all'inizio, infatti, mi sono limitata a tempestare il mio balcone di striscette nere e della solita girandola colorata, ma il giorno stesso ho potuto constatare che i piccioni continuavano a svolazzare indisturbati sul mio balcone.
Allora, ho provato con la naftalina (l'odore dovrebbe allontanarli), risultato: loro si posavano proprio vicino alla vaschetta piena di palline di naftalina, quasi a volermi comunicare che questi "trucchetti" con loro non funzionano.
Ho provato a cacciarli sventolando le braccia appena si posavano sul mio balcone, niente, rimanevano lì.
Allora ho provato a fare finta di lanciare le palline...niente.
Alla fine (perdonatemi!!!) una gliel'ho lanciata davvero e solo allora sono scappati!
Tutti questi rimedi sono più o meno soluzioni improvvisate, ma se provate a farvi un giro su internet scoprirete che la gente ha inventato di tutto pur di liberarsene, dai falchi finti con ali sventolanti, agli altoparlanti che trasmettono i versi del falco (a quanto pare l'unico animale che temono, più dell'uomo!).
Ci sono frotte di persone con lo stesso enorme problema, i piccioni appunto, e come gli alcolisti anonimi o i frequentatori del circolo tennis (gli esempi sono puramente casuali, non me ne vogliano gli alcolisti per averli paragonati agli altri) si danno appuntamento su internet, scambiandosi consigli, strategie, esperienze riuscite ed esperienze con esito infausto, e si consolano e si fanno forza, incredibile...ho scoperto un mondo: i vessati dai piccioni!
Non esiste una soluzione universale, e ognuno ha la sua teoria e la sua pratica.
Io spero solo che non diventino come i gabbiani che ho visto durante il mio ultimo viaggio in Australia, a Sydney, veri assalitori di ignari turisti che "osavano" desiderare di mangiare in tranquillità un burger&chips sul lungooceano (credo non si possa parlare in questo caso di lungomare!:): ti volavano sul tavolo depredandoti del cibo!
Ed in un momento è morto in me il mito del "gabbiano Jonathan Livingston", ucciso da un gabbiano che mangiava burger&chips...
Tuttavia, in questa nuova casa, è subito emerso un "tricky problem": i piccioni. Cercherò di essere politically correct per non scatenare le proteste degli animalisti che seguono il mio blog, ma che siano "un po' fastidiosi" non si può negarlo.
Il problema non sono loro in quanto tali, ma gli escrementi che lasciano come ricordo sul mio balcone.
Il mio non è solo un problema di natura estetica, ma anche di natura "sanitaria", ho scoperto, infatti, che i piccioni sono portatori di circa 60 malattie diverse e alcune di queste addirittura mortali per l'uomo!
Ora la fonte di questa mia news non è proprio autorevolissima, un altro blog online, quindi non ci metterei la mano sul fuoco, ma, nel dubbio, mi ha convinto ad affrontare il problema.
Il problema si è da subito rivelato di non facile soluzione, all'inizio, infatti, mi sono limitata a tempestare il mio balcone di striscette nere e della solita girandola colorata, ma il giorno stesso ho potuto constatare che i piccioni continuavano a svolazzare indisturbati sul mio balcone.
Allora, ho provato con la naftalina (l'odore dovrebbe allontanarli), risultato: loro si posavano proprio vicino alla vaschetta piena di palline di naftalina, quasi a volermi comunicare che questi "trucchetti" con loro non funzionano.
Ho provato a cacciarli sventolando le braccia appena si posavano sul mio balcone, niente, rimanevano lì.
Allora ho provato a fare finta di lanciare le palline...niente.
Alla fine (perdonatemi!!!) una gliel'ho lanciata davvero e solo allora sono scappati!
Tutti questi rimedi sono più o meno soluzioni improvvisate, ma se provate a farvi un giro su internet scoprirete che la gente ha inventato di tutto pur di liberarsene, dai falchi finti con ali sventolanti, agli altoparlanti che trasmettono i versi del falco (a quanto pare l'unico animale che temono, più dell'uomo!).
Ci sono frotte di persone con lo stesso enorme problema, i piccioni appunto, e come gli alcolisti anonimi o i frequentatori del circolo tennis (gli esempi sono puramente casuali, non me ne vogliano gli alcolisti per averli paragonati agli altri) si danno appuntamento su internet, scambiandosi consigli, strategie, esperienze riuscite ed esperienze con esito infausto, e si consolano e si fanno forza, incredibile...ho scoperto un mondo: i vessati dai piccioni!
Non esiste una soluzione universale, e ognuno ha la sua teoria e la sua pratica.
Io spero solo che non diventino come i gabbiani che ho visto durante il mio ultimo viaggio in Australia, a Sydney, veri assalitori di ignari turisti che "osavano" desiderare di mangiare in tranquillità un burger&chips sul lungooceano (credo non si possa parlare in questo caso di lungomare!:): ti volavano sul tavolo depredandoti del cibo!
Ed in un momento è morto in me il mito del "gabbiano Jonathan Livingston", ucciso da un gabbiano che mangiava burger&chips...
domenica 4 gennaio 2009
Dalle parole ai fatti!
No, state tranquilli, non voglio fondare un nuovo partito, nè scendere in campo, è solo che voglio mettere su carta, o in questo caso sarebbe meglio dire nero su bianco, i miei buoni propositi per l'anno 2009.
Ecco qui un'elenco delle cose più importanti, o meglio, delle prime cose che mi sono venute in mente:
1-aggiornare più di frequente il blog (cercando di capire perchè tanti lo leggono, ma pochi postano commenti :)
2- Imparare lo spagnolo...o perlomeno cominciare ad impararlo (quando sono andata in messico mi sembrava facile, mi sembrava di aver già imparato qualcosa)
3- Leggere più libri (non sono mai abbastanza)
4- Giocare a calcio con assiduità (non sono ammesse le scuse tipo: stasera sono stanca, non mi va, fa freddo e piove pure) allo scopo di poter partecipare, alla mia veneranda età, finalmente ad un torneo ufficiale, per la serie non è mai troppo tardi.
5- Capire cosa voglio fare da grande (L'impresa più ardua)
Ecco qui un'elenco delle cose più importanti, o meglio, delle prime cose che mi sono venute in mente:
1-aggiornare più di frequente il blog (cercando di capire perchè tanti lo leggono, ma pochi postano commenti :)
2- Imparare lo spagnolo...o perlomeno cominciare ad impararlo (quando sono andata in messico mi sembrava facile, mi sembrava di aver già imparato qualcosa)
3- Leggere più libri (non sono mai abbastanza)
4- Giocare a calcio con assiduità (non sono ammesse le scuse tipo: stasera sono stanca, non mi va, fa freddo e piove pure) allo scopo di poter partecipare, alla mia veneranda età, finalmente ad un torneo ufficiale, per la serie non è mai troppo tardi.
5- Capire cosa voglio fare da grande (L'impresa più ardua)
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