martedì 20 novembre 2007

La gioia che da' una pianura infinita...


A volte quando penso alla fantastica esperienza che sto vivendo, mi chiedo...che cosa c'è poi di così fantastico? E subito mi rispondo che è la combinazione di un sacco di cose, certo, che ha però la propria summa nel conoscere gente che proviene da tutto il mondo, entrare in contatto con culture diverse e lontane dalla propria, vedere il mondo da un punto d'osservazione diverso.
Ecco, credo che il punto sia proprio questo: vedere il mondo da una prospettiva diversa. Troppo spesso accade nella nostra vita che siamo così impegnati a fare le cose che stiamo facendo che ci dimentichiamo della vita, la vita? Cosa sarà mai questa sconosciuta?
Un po' come in quella frase che spesso ci capita di leggere sulle magliette o qualche sito internet: la vita è qualcosa che ci capita mentre siamo impegnati a fare qualcos'altro.
E' come se con l'ingresso nell'età adulta smettessimo di farci domande, di avere quella sana inquietudine che ha tormentato i nostri anni adolescenziali, e ci adagiassimo su un "così è e non può essere altrimenti".
Ci alziamo al mattino e andiamo al lavoro, torniamo a casa e non ci stupiamo nemmeno più della stupidità presente alla TV, il giovedì la partita di calcetto (per me), il venerdì si esce, perchè il venerdì si esce, e piano piano ci dimentichiamo del perchè e come siamo arrivati dove siamo arrivati.
E come se ad un tratto non è che smettessimo di camminare, ma continuassimo a camminare tracciando un cerchio anziché una retta, e non andiamo più avanti, ma semplicemente camminiamo su questa traiettoria circolare, segnando un solco sempre più profondo nel terreno stesso e questo solco a poco a poco diventa un fossato e le sue pareti diventano così alte che, ad un certo punto, semplicemente non possiamo vedere null'altro. E pensiamo che il mondo sia tutto lì, il nostro solco, che continuiamo a percorrere e perdiamo la curiosità di esplorare, di alzarci sulla punta dei piedi e vedere cosa c'è al di là del solco.
Ecco, io ero nel solco...e subito dopo mi sono ritrovata qua, aperta pianura, tutta da esplorare!
All'inizio è stata una vertigine, poi piano piano ci si abitua. E si inizia a camminare, a zig-zag.
Qua non esiste la "verità", la "normalità", tutto è relativo, non esiste una religione predominante, un stile di vita predominante, niente è considerato "a-normale". Lo capisci osservando la gente che mangia praticamente a tutte le ore, non esiste l'ora del pranzo o della cena, c'è chi si sveglia alle sei di mattina e mangia alle 11, chi si sveglia all'una, mangia alle cinque e poi sta sveglio tutta la notte. E nessuno si permetterà mai di venirti a dire che il tuo ritmo di vita non è regolare o che la tua "religione del cane della vicina" non è da prendere sul serio.
E quindi è qui che riconsideri un po' tutto, non puoi non farlo, non sei più protetto nel tuo solco e non puoi far tacere la voce della tua coscienza dicendo "continua a camminare è così che deve andare, è questo il tuo spazio".
No, non lo sai più se è così che deve andare, o almeno lo devi considerare e ponderare accuratamente prima di rispondere...prima di rispondere a te stesso, prima che agli altri.
Perchè qua non hai appigli, e se non hai punti di riferimento solidi rischi di smarrirti.
Però è bello, questo senso di vertigine è un senso di libertà, lo stesso che ho provato alle Clift of Moher in Irlanda, è la possibilità di guardare l'orizzonte che ti permette di respirare a pieni polmoni e la possibilità di non vedere la fine del cielo che ti lascia libero di immaginare dove il cielo andrà a finire.

lunedì 19 novembre 2007

Alla ricerca della cucina perduta

Ogni sera, quando torno a casa da lavoro, sono mediamente affamata. Tuttavia la mia fame svanisce nell'istante in cui varco la soglia di casa...e vedo i miei roommate cinesi che operosamente cucinano!
Prendono dalle buste una quantità infinita di cibo e la spargono sul tavolo, sulla cucina, dovunque e tu ti chiedi: dov'era tutta questa roba un attimo prima?
Iniziano alle 7 di sera e vanno avanti per almeno un'ora e mezza, mescolando intrugli, solidi e liquidi, non ben identificati. Sulla cucina ci sono almeno 3 o 4 pentole che ribollono colme di liquidi biancastri. Solitamente l'odore che accompagna questi procedimenti, tanto simili alla preparazione di pozioni magiche, non è dei migliori, anzi diciamo che è la principale causa dello svanire della mia fame.
Quindi di solito mi rinchiudo nella mia stanza aspettando che finiscano, ma non finiscono mai, mai, perchè adesso vivo con 5 cinesi che cucinano a turno e quando hanno finito di cucinare, verso le 10 di sera, iniziano a cucinare per il giorno dopo...e vanno avanti fino a mezzanotte. Io di solito mi consolo mangiando del formaggio con del pane nella mia stanza o affogo i dispiaceri nel coppone di gelato al caffè di Starbucks!
Stasera sono tornata a casa alle sette e stranamente non c'era nessuno...uao!, ho subito pensato che finalmente la cucina era mia!
E quindi ho preso a cucinare, niente di speciale, un po' di vegetable, mashed potatoes...ed ecco che è arrivato Lai...
Quando ho finito di cucinare sono arrivati anche Ching e Chan...e lì ho capito che era la fine...non mi restava molto tempo, ho realizzato che ero appena in tempo per salire al secondo piano e mangiare lì, gli odori, che già iniziavano a sprigionarsi, ci avrebbero messo un po' ad infestare il primo piano, e poi il secondo...avevo giusto 10 minuti per mangiare il mio piatto.
Tuttavia ho avuto questa brillante idea di offrire il mio purè ai tre cinesi curiosi, che l'hanno davvero apprezzato ed erano sorpresi...e continuavano a ripetere "ohooo", che è la loro espressione più frequente di meraviglia.
Questa cosa li ha distratti per un po', hanno iniziato a parlottare tra loro, e io ho preso tempo!
Sono andata su e ho mangiato guardando alla TV le persone che in america si operano agli addominali per averli scolpiti...a altre stupidaggini del genere...ma questo è un altro post!
Volevo concludere questo post con un messaggio a tutti i miei amici: quando tornerò in Italia sappiate che se mi inviterete al ristorante cinese risponderò molto educatamente e cortesemente: assolutamente no, grazie! :)

PS: Leggete questo post con ironia, che non intende essere razzista, in fondo è un problema mio se non sopporto la puzza di fritto! In fondo li voglio bene a i miei 5 amichetti cinesi, tranne quando cucinano però! :)

venerdì 16 novembre 2007

Traditi, ma pur sempre innamorati!

Lunedì scorso sono andata ad un concerto organizzato dal consolato italiano di Detroit per gli italiani all'estero. Mi fa quasi impressione dirlo, ma mi sembrava di essere un po' "immigrata" anche io... Suonava un chitarrista classico, Alessio Nebiolo, molto bravo e pare anche abbastanza famoso. Ma la parte migliore dell'evento è stata quella che è seguita al concerto stesso! C'è stato un rinfresco preparato da Silvio, l'unico vero pizzaiolo di ann arbor! Il rinfresco era a base di pizza, dolci e vino...naturalmente italiano e naturalmente buonissimo. A parte il delirio di felicità del mio stomaco, troppo spesso frustato dal cibo grasso, fake e colesterolo-driven di questa landa, è stato bellissimo incontrare e soprattutto parlare con un sacco di italiani...che avevano storie ed età diverse. Ho conosciuto gente che era in america da più di 40 anni e l'italiano quasi non se lo ricordava più, gente che era immigrata per un po' di pane e che aveva ormai "figli americani", che l'italiano non lo sapevano neanche. E poi ho conosciuto i cosiddetti "cervelli in fuga", professori e studenti di dottorato, venuti qui a cercare di realizzare il loro sogno. Felici perchè qui possono fare ricerca, possono insegnare, hanno le risorse per farlo, ma tristi perchè "l'Italia manca un sacco e se la situazione fosse diversa, e se si avessero le risorse, e si che mi piacerebbe tornare". Tutti mi chiedevano se avevo intenzione di rimanere negli Stati Uniti, quasi fosse una via obbligata. Abbiamo riso e scherzato (amaramente) sul fatto che è difficilissimo far cercare di capire agli americani il "sistema" italiano: che se non resti sempre nella stessa università non hai speranza di fare una carriera. Qui in america è completamente l'opposto, se fai il Ph.D. in un'università, DEVI necessariamente fare il post-doc in un'altra e poi ti devi spostare ancora, e l'università dove sei "nato" non ti considera più, a meno che tu non vinca il premio nobel o ci arrivi quasi vicino...
Un'altro mondo, un altro pensiero.
Tutti se potessero tornerebbero, tutti sanno che non possono tornare.
Qualcuno ci spera, spera che dopo qualche anno si possa tornare...ma poi quasi tutti si sposano qua, hanno mogli e figli americani e l'Italia è solo un posto per andare a passare le vacanze, ma non sempre.
Questo mi diceva qualcuno con una certa rassegnazione...eppure tutti in Italia ci lasciano il cuore, tutti traditi e ancora innamorati.

giovedì 15 novembre 2007

Buongiorno, notte

E' un piacere avere lettori così profondi"! Ricambio il consiglio sul film con un consiglio allo stesso tempo cinematografico: "Buongiorno, notte" di andrea bellocchio (http://www.italica.rai.it/index.php?categoria=cinema&scheda=buongiornonotte), è un film su Aldo Moro, ma visto da una prospettiva completamente differente rispetto a quelli precedenti. Anche vedendo quel film mi sono chiesta se potevo essere fiera di essere italiana. L'ho visto ad Ann Arbor, in un'atmosfera surreale, con solo un'altra ragazza nella stanza buia del MBL (Multi Language Buiding). Una ragazza bellissima che è scappata prima della fine del film, prima che potessi chiederle se era italiana o americana, prima che potessi chiederle, in entrambi i casi, ma tu che ne pensi?
Forse era anche lei parte del film...della mia immaginazione...quando vedrete il film capirete cosa intendo.
E comunque, al di là di tutto, è un bellissimo film, che oltre che far riflettere, è un'opera d'arte in sé.
E c'è tanto bisogno di bellezza in questo mondo.

PS: Qui ad Ann Arbor fanno un sacco di film in italiano per gli studenti che lo studiano, uno ogni settimana, e la cosa fantastica è che sono tutti film bellissimi (se volete dare un'occhiata: http://italianfilmseries.blogspot.com/), quelli che in Italia di solito ti perdi perchè li mettono ai cinema sperduti e li tolgono dopo una settimana per fare spazio a "Vacanze di Natale 239"! Very sad! :(

mercoledì 14 novembre 2007

Fiera di essere italiana...ma posso poi esserlo?

Sabato scorso sono andata a vedere la Bohème. In quanto studente ho pagato un prezzo ridicolo: $9, meno di una pizza e una birra per vedere un autentico commovente spettacolo. Gli americani vanno matti per l'opera e per gli italiani. C'è gente che studia l'italiano solo perchè vuole cantare all'opera. E infatti l'opera era interpretata da studenti dell'università del Michigan, studenti della School of Music (che qui è come se fosse una facoltà a tutti gli effetti) che cantavano in italiano perfetto...e non mi sarei mai accorta che erano americani, se non l'avessi saputo. Ero lì, sognante e pensavo a quanto ero fiera ed orgogliosa di essere italiana...
E se Puccini avesse immaginato quanto lontano sarebbe arrivata la sua opera...e all'immagine che hanno di noi italiani, paese di cultura, musica, arte...E sorridevo come un'ebete, fiera e orgogliosa, fiera e orgogliosa della mia Terra.
Ero contentissima, pensavo a me, in questa landa sperduta degli stati uniti, a guardare un'opera italiana, insieme a persone che ne erano entusiaste pur non capendo nulla di italiano!
Poi però mi sono messa a pensare...pensavo: a quante persone piace l'opera in Italia? Quanti imparerebbero una lingua straniera solo per cantare all'opera?
E poi è successo che hanno ammazzato quel tifoso...e tutta la mia allegria è sparita... pensando a quanto è diversa l'italia vista dal di dentro e dal di fuori!
Non lo so, non lo so perchè c'è così tanta violenza in Italia, non riesco a capirlo, ancora di più ora che sono qua, e che lo sport è visto con occhi così diversi...
Ho pensato a quanto ero stata solo un attimo prima orgogliosa della mia nazione e quanto povera, invece, mi è apparsa dopo.
Quale sia il suo vero volto non lo so, e mi chiedo se avere i biglietti del teatro per gli studenti a $9 possa aiutare. Se solo scoprissero la bellezza che c'è nella nostra ricca storia, di cui dobbiamo andare fieri, perchè tutto il mondo ci ammira (e ci invidia)...invece di rovinarla con il nostro a volte squallido presente.

giovedì 8 novembre 2007

Perchè non è tutto oro quello che luccica...



Questa è la terra delle contraddizioni. Questa è la terra delle possibilità...per chi nasce nella famiglia giusta. Oggi sono andata alla Wayne State University di Detroit. Un altro mondo. Intendiamoci, sempre università americana, quindi mediamente meglio di una qualsiasi università italiana, ma ti accorgi subito che è una di quelle che qui direbbero università di secondo livello. Da cosa te ne accorgi? Dal numero di studenti di colore (nero) e mussulmani che la popolano, e da come sono vestiti, niente nike o brand costose. Alla UofM è altamente improbabile incontrare studenti di colore o mussulmano. Lì erano la maggioranza. E' triste dirlo, ma qua ti accorgi quanto purtroppo siano veri certi film americani...ai neri vanno i lavori più umili, qua se non nasci con la camicia è difficile che tu possa mai avere una giacca. Naturalmente fanno eccezione i giocatori di football e pallacanestro.
Una scena che riassume la realtà americana? Il sabato, prima della partita di football, i giovani (ricchi e bianchi) americani, si ubriacano aspettando la partita, in party a base di lattine di bud e miller. Ubriachi, buttano le lattine nel giardino, non devono preoccuparsi di raccoglierle, c'è chi lo farà per loro. Chi? Persone di colore si aggirano attraverso i bianchi ubriachi e festanti e raccolgono le lattine, later potranno guadagnare 25cent per ogni lattina riciclata. Questo è il volto della nazione delle possibilità...per chi ce le ha.

PS: Naturalmente questo post non vuole essere razzista, ma riporta solo quella che (purtroppo) è la realtà.

mercoledì 7 novembre 2007

Quando si dice customer satisfaction...


Premetto che non voglio fare pubblicità, e che non sono pagata dalla Puma o da Foot Locker, ma questa storia ve la devo raccontare! Qui in america la customer satisfaction è più di una parola (anzi due), è una realtà!
Venerdì scorso sono andata a fare shopping, entro da foot locker e chiedo di provare un paio di puma (nella foto), che, oltre che bellissime, hanno un prezzo altrettanto attraente.
Le provo, bellissime, ma mi accorgo che sono un po "skrecciate", imperfezioni minime, ma perchè non chiedere se magari hanno un altro paio? Quindi chiedo al commesso, gentilissimo, nonostante l'ora di chiusura sia passata da un po', se, così, magari, nè ha un altro paio. Lui si rintana nel retrobottega per cinque minuti abbondanti, segno che cerca veramente (prima domanda: in Italia avrebbero cercato veramente?) torna "distrutto", dicendomi che quel numero è l'ultimo paio in nero, che non ne ha un altro, (seconda domanda: quanti commessi in Italia per una richiesta del genere per un'imperfezione minima mi avrebbero considerata una rompiscatole psicopatica?) a quel punto stavo per dire: "Va bene, non importa, prendo queste", quando il commesso mi dice: "Se vuole le possiamo ordinare" (terza domanda: quanti lo avrebbero fatto in Italia?). Io con la mia mentalità "italiana" inizio a pensare: adesso dovrò aspettare chissà quanto, poi tornare qua a prenderle e uffa...dimenticando di essere nella terra dell'efficienza! Lui si prende il mio indirizzo e mi dice che le scarpe mi verranno consegnate dall'UPS entro 5giorni!!!!!
Fine della storia? L'ordine è stato inoltrato alle 9.15 del venerdì sera, le scarpe mi sono arrivate martedì pomeriggio!!!!
Cioè meno di due giorni lavorativi!
Domanda finale: questa storia sarebbe mai potuta accadere in Italia? Quando si dice customer satisfaction...

lunedì 5 novembre 2007

Finally...snow!

Ann Arbor (oggi)
2°C
Snow
Wind: W at 21 km/h
Humidity: 76%

Bari (oggi)
11°C
Cloudy
Wind: W at 6 km/h
Humidity: 50%


Cioè non posso nemmeno dire: però qui almeno è un freddo secco!
Però almeno qui non c'è vento!
Però almeno non piove...ah, si, questo lo posso dire, qua nevica!
I will not survive...now I am sure!