giovedì 31 dicembre 2009

Attendendo l'alba...

Voglio raccontare di una "eterea" esperienza che ha caratterizzato i giorni che hanno preceduto il Natale. Amo molto le attese, credo servano a capire l'importanza di ciò che si attende, a non essere impreparati e a gustare ogni singolo minuto che precede l'evento. Credo che per una persona cristiana, quale io cerco faticosamente di essere, il modo più bello di attendere il Natale sia quello di partecipare alla Novena. La Novena, come suggerisce il nome, dura per nove giorni, dal 16 dicembre alla vigilia di Natale (domenica esclusa).
Quest'anno mi sono animata delle migliori intenzioni, anche se, devo dire, avevo pochissima fiducia in me, mi piace troppo dormire e la prospettiva di svegliarmi alle 6 di mattina, per arrivare in Chiesa alle 6.30 mi spaventava non poco. Però ho deciso di provare!
Il primo giorno, quando ancora non hai accumulato la stanchezza dei giorni e hai l'entusiasmo della novità, è facile, mi sono svegliata pimpante e sono uscita di casa che era ancora buio.
Uno dei punti fondamentali della novena è che deve iniziare quando è ancora buio, perchè è "attesa della luce": ogni giorno, per nove giorni, si attende l'alba e si attende il Natale che porterà la "vera luce".
Quando sono arrivata in Chiesa il primo giorno sono rimasta sorpresa dalla quantità di gente presente, ma soprattutto dal fatto che fossero rappresentate tutte le età! La prima cosa che uno pensa quando pensa alla novena, io per prima, è schiere di vecchiette con il velo nero in testa che non hanno nulla di meglio da fare al mattino se non andare in Chiesa, anche perchè si svegliano naturalmente presto.
Invece, lo stupore è una costante della mia vita, perchè niente è mai come uno si aspetta: c'erano genitori, ragazzi delle superiori con lo zaino in spalla, giovani trentenni come me, per un totale di 150 persone, la chiesa piena come se fosse una messa della domenica alle 10 del mattino! La preghiera durava un'oretta, molto intensa, mentre i raggi del sole facevano piano piano capolino dalle finestre, noi pregavamo insieme e fuori si faceva piano piano giorno, ogni minuto un po' di più. Alle 7.30 eravamo tutti fuori, c'era chi scappava subito, perchè magari era già in ritardo, chi invece, come me, si tratteneva a chiacchierare. All'uscita infatti, ho scoperto, ognuno condivideva con gli altri qualcosa che aveva portato: cioccolato caldo, caffè, ciambelle, biscotti, crostate, tutto, rigorosamente, homemade! E così, tra un sorriso, un ciao, un morso alla ciambella, un "buon lavoro e buona giornata" e un sorso di caffè, si salutava l'alba insieme. I ragazzi delle superiori discutevano dei compiti di latino, i medici della mancanza di affiancamento, gli ingegneri della cassa integrazione, in un miscuglio di vite e di sentimenti che faceva apparire la tua giornata molto meno pesante del solito. "Ebbene si, devo contattare i partner per quel progetto - pensavo - nessuno ancora mi ha risposto, ma alla fine se deve andare andrà e guarda qua, tutti hanno la loro dose di "casi da risolvere" oggi, ma tutti hanno un sorriso sulle labbra".
Dopo questo primo giorno, ho continuato per tutti i nove giorni, per quanto la stanchezza si facesse sentire sempre di più, ma vedere che si faceva alba ogni giorno, ogni giorno di più, era impagabile ed irrinunciabile. Iniziare la giornata così mi dava davvero una marcia in più.
All'inizio non volevo chiamarlo "sacrificio" questo sacrificio di alzarmi all'alba, quando la voglia di dormire è travolgente, mi sembrava che il termine avesse qualcosa di negativo e non lo volevo associare a qualcosa che di negativo per me non aveva niente.
Poi, però, ho scoperto che il termine sacrificio, significa rendere sacro e quindi ho pensato che quello era, invece, un vero e proprio "sacrificio", in quanto rendeva sacra la mia giornata e la illuminava di una luce diversa.
E poi, mi dava davvero il senso di essere cristiana, quello di ritrovarmi con gli altri a pregare al mattino presto e poi, dopo aver fatto tesoro delle parole ascoltate, sparpagliarci nel mondo a portare questo messaggio, non con le parole o falsi proclami, ma con i nostri gesti, il nostro esempio, il nostro vivere, faticoso ma pieno di speranza.
E proprio così dal sagrato, ogni giorno, come tanti fiumi che si dipartono dalla stessa sorgente, ognuno prendeva la sua strada, andava per il mondo per "annunziare il vangelo con la sua vita", come Don G. ogni giorno augurava alla fine della celebrazione, e mai come in quei giorni l'ho sentito mio, anzi nostro.

lunedì 28 dicembre 2009

Un novello principe azzurro

L'altro giorno parlavo con l'impiegato della mia banca...in chat, meraviglie del Web 2.0. All'inizio era un po' strano usare questo strumento tipico di futili chiacchierate (appunto! ;) per cose di estrema "importanza" e "serietà" quali carte di credito, bancomat, password perse e poi ritrovate, accrediti mancati e spese fantasma, ma dopo la diffidenza iniziale ho iniziato ad amarlo: potevo risolvere tutto in poco tempo, avendo il mio conto davanti e continuando a lavorare con il mio PC mentre l'operatore effettua i soliti controlli di rito. Nessuna coda allo sportello, nessuna attesa, problemi risolti, insomma, il paradiso.
L'altro giorno ero in chat con l'operatore di turno ed avevamo un problema abbastanza ostico da risolvere, ed eravamo in chat da un po' e lui, ad un certo punto, mi fa: "Non preoccuparti, stai con me che risolviamo tutto insieme".
All'inizio ho guardato lo schermo, mi sembrava una frase eccessiva per un (piccolo) problema bancario. Quella frase mi rimandava come minimo a paesaggi sconfinati, monti e valli, draghi che tengono prigioniere nelle torri principesse che aspettano il principe azzurro, che è lì nella valle e cavalca un cavallo bianco ed ha un unico scopo nella vita: salvarle.
Guardavo la frase nella finestra chat sorridendo, ed ad un certo punto ho pensato di scrivere: "ma davvero mi aiuti a risolvere tutto? i regali di Natale che al 23 dicembre non ho ancora fatto? La spesa che devo fare perchè il mio frigo è ormai vuoto? Il mutuo che non mi concederanno mai, il lavoro che non si sa bene se e dove sarà nel prossimo futuro? Capire quale destinazione prendere al prossimo, ennesimo, bivio, non il primo, nè certo l'ultimo? Mi aiuti tu? Davvero risolviamo tutto insieme?" Mani sulla tastiera, sorriso sulle labbra, un pensiero nella testa: "quasi quasi glielo scrivo...". Poi lui è arrivato con la soluzione al mio problema, solo uno, non i mille che rendono non-noiosa la mia vita, ma era già qualcosa, meno uno, per gli altri? keep working... ;)

lunedì 7 dicembre 2009

Il mondo al tempo dell'Iphone (Capitolo 1)

Sono ormai quattro mesi che possiedo questo oggetto del desiderio e non ho di che lamentarmi se non che "non parla" con il mio ubuntu.
E' esattamente ciò che mi aspetto da uno smartphone, anzi è molto di più di quello che pensavo, e la "mela" dovrebbe darmi una percentuale sulle vendite, visto il mio entusiasmo contagiante per questa piccola meraviglia.
C'è da premettere che non sono mai stata una fanatica di cellulari e che prima di diventare un'iphone geek ero una che pensava che il cellulare servisse solo a telefonare, anzi che "solo" a quello "dovesse" servire, perchè tutte le altre funzionalità erano un tentativo, riuscito male, di "imitare altri dispositivi non riuscendoci". Chiariamo subito, l'iphone non è un cellulare, è più un computer portatile, ma davvero portatile! Lo puoi usare per lavoro, leggere la posta, consultare siti internet, o per divertimento, facebook in primis ;) per annoiare tutti i tuoi amici con i tuoi (anche minimi) spostamenti, postati in tempo reale insieme a foto di cui non frega a nessuno...ma vuoi mettere il tempo reale? La condivisione istantanea? Come quelle ragazze americane che si erano trovate in trappola qualche mese fa e invece di chiamare la polizia con il loro cellulare hanno aggiornato il loro stato su FB! Di certo più effective! L'iphone mi sta cambiando le abitudini...la mattina, ad esempio, latte, frutta, cereali e giornale...non di carta, ma online! ;)
Nei tempi morti smaltisco la posta, quando ho un attimo per me prego (la liturgia delle ore è tutta online!!!), quando si discute con gli amici e si ha un dubbio su un qualsiasi argomento di minima importanza (in che regione si trova la tal città, che tempo farà domani, come si chiama quell'applicazione, quanti anni sono passati da quell'evento)...just ask google! Non esiste contesa che non possa essere risolta all'istante!
Poi mi permette di mantenere una promessa che avevo fatto su questo blog all'inizio dell'anno (dalle parole ai fatti), quella di imparare lo spagnolo, poter ascoltare i podcast di spagnolo in bus, treno o aereo è impagabile! Non avrei avuto altro tempo se non imparare in questi tempi di stand-by!
Ma più di tutti credo che un esempio sia significativo: qualche settimana fa stavo andando a Rimini, ero in macchina, non guidavo io (giusto per rassicurarvi, è uno dei pochi momenti in cui cerco di non usarlo :), e mentre ero a Bologna ho pensato che forse bisognava trovare un posto dove dormire a Rimini...wanderlust chiama iphone, iphone risponde! Ho cercato un hotel su booking.com, prenotato con la mia carta di credito, chiamato l'hotel per avere conferma che la mia prenotazione fosse arrivata, cercato e raggiunto l'hotel grazie a Google maps e trovato un ristorante in cui cenare grazie a "tell me", scaricato dall'apple store.
What can you ask more?