giovedì 29 ottobre 2009

Alla ricerca della felicità


L'altro giorno ho fatto una sessione di orientamento ai ragazzi di quarto e quinto superiore, dovevo in pratica raccontargli cosa facciamo qui all'università, fargli vedere qualche applicazione "wow" and so on. Non volevo che si annoiassero e quindi ho cercato di dare il meglio di me, di intrigarli, di incuriosirli e mi sembra anche di esserci riuscita un poco. Mi sono sorpresa a parlare con entusiasmo del mio lavoro, fin troppo forse (ma questo l'ho realizzato dopo), eppure non è che abbia raccontato tutto il rosa, ho anche raccontato il grigio e il nero, come la frustrazione che si prova quando dopo settimane di lavoro magari si arriva ad un ramo morto e si deve ricominciare tutto dall'inizio, eppure anche il negativo lo presentavo sotto una luce positiva, dicevo: "si, ci si può scoraggiare, perchè in quel momento tutto il nostro lavoro ci sembra perso, eppure non è perso, perchè anche in quel tempo abbiamo imparato, abbiamo imparato qualcosa dai nostri errori". Poi mi hanno chiesto in che cosa ero laureata e questa è stata l'occasione per sottolineare come nella vita nessuna scelta sia definitiva, ed io ne ero l'esempio in quel caso, che poi le strade non è detto che siano segnate dal principio, ho detto: "Non vi dico di non riflettere bene su questa scelta che state per fare, che è comunque importante, ma solo che non è detto che sia definitiva e quindi scegliete senza paura, perchè la paura paralizza e non vi fa scegliere". E così ho chiuso il mio intervento di un'ora, e loro avevano gli occhi abbastanza accesi, mentre io, nello stesso istante in cui sono uscita da quell'aula, mi sono sentita completamente svuotata e completamente spenta, continuava a girarmi nella testa quella frase: "scegliete senza paura, perchè la paura paralizza e non vi fa scegliere" e insieme il pensiero che sono troppo brava a dirle certe cose, ma non a metterle in pratica...eppure non è che non ci creda, ma forse non ci credo abbastanza. E così, ho ripensato a tutte quelle persone che in questo periodo mi hanno detto, in modi ed in momenti diversi la stessa cosa: che trasmetto entusiasmo, che metto allegria, che loro in qualche modo si sentono contagiati, come da un vortice. E tutto ciò mi fa piacere, ma mi fa riflettere anche. Se dovessi descrivermi in questo momento, non mi definirei una persona felice, eppure, apparentemente, per tutto il resto del mondo lo sono.
Mi sembra di essere un dipinto di Van Gogh, giallo, luminoso, apparentemente brillante ed entusiasta, ma che invece è lo specchio di una personalità profondamente inquieta. Non lo so se sono felice, forse ritengo di no perchè associo questa estrema inquietudine, questa continua ricerca di qualcosa, anche se non so cosa, al fatto di non esserlo, per me felice è colui che dentro ha la pace, non colui che è continuamente alla ricerca.
Ma torniamo al mio entusiasmo prorompente, che sembra travolgere tutti come un'onda, mi sono chiesta: da dove viene? E la risposta che mi sono data è che non viene da dentro, not at all, viene da voi. Sono come una spugna, e la mia felicità non è la mia, ma semplicemente la vostra che io mi limito ad assorbire e riflettere, è il vostro essere persone meravigliose che mi "accende", che accende il mio entusiasmo, che mi fa sempre sorridere quando vi ho di fronte, che mi fa saltare di gioia, abbracciarvi, come se non vi vedessi da mesi quando mancate per due giorni, vi travolgo, perchè a mia volta da voi sono travolta, ed è per questo che quando non ci siete sono triste. La mia felicità non sarà mai solo la mia.