venerdì 28 settembre 2007

Go Blue, Go!




Sabato scorso ho deciso di fare qualcosa di particolare per il mio primo week-end americano, ho deciso di fare qualcosa di realmente americano, andare a vedere i blue! Cioè andare a vedere la partita di football.
Premetto che sarà molto difficile in questo post darvi la reale dimensione di quello che è per gli americani LA partita di football, se non lo vedi e non lo vivi non lo puoi capire...io sono ancora incredula pur avendolo vissuto.
Il tutto inizia dal venerdì, quando le prime bandierine blu con la M gialla iniziano a sventolare dalle automobili di grassi e felici americani che sognano il week-end con partita alla TV e bottiglia di birra in mano: Omer Simpson non è un cartone, è la realtà vera di qua! Venite per crederci!
Se cammini per ann arbor, inizi a vedere persone che vestono la divisa dei Maize, i colori del Michigan infatti sono il Maize (giallo pannocchia) e il Blu. E poi si iniziano a vedere in giro anche i colori della squadra avversaria.
E la cosa sorprendente è che i tifosi dei Blu e quelli dell'altra squadra si bevono la birra insieme nel pub, come se fossero amici di sempre, perchè amici lo sono in quanto accomunati da questa passione sfrenata per il football!
Poi allo stadio si va rigorosamente a piedi, e più ti avvicini allo stadio più la fiumana di gente in maglietta gialla aumenta e ad un certo punto inizi a non vedere altro che magliette gialle!
Compostamente si entra allo stadio, appena dieci minuti prima dell'inizio della partita, sono tutti allegri, e nessuno ha fretta.
Quando entri allo stadio hai un colpo al cuore! E' immenso, eppure il campo è così piccolo e così vicino, ma quando si riempe tutto puoi vedere solo Giallo, anzi Maize! A quel punto, ancora immerso nella tua cultura sotto-sportiva da italiano primitivo ti chiedi: e la curva dei tifosi avversari? E la polizia?
(Devo ammetterlo, in questo, nell'aver capito il vero senso del tifo, gli americani sono anni luce distanti da noi!)
I tifosi avversari ci sono, sono mischiati tra gli altri, nessun problema, nessun poliziotto, giusto qualcuno che controlla che non si beva allo stadio, ma niente scudi o manganelli, niente assetto da guerra!
E poi lì vedi lì, tre tifosi di Penn State, giusto tre gradini sotto di te, che esultano quando la loro squadra fa punti, che fanno "boo" quando il michigan fa qualcosa di buono, normale, ognuno ha la sua squadra, ognuno la libertà di tifare per chi vuole.
La partita è un vero e proprio spettacolo e non solo per il match, ma per tutto il contorno: la partita si interrompe ogni minuti per almeno 3minuti e negli intermezzi ci sono gli spettacoli delle ginnaste dell'università del Michigan che organizzano il tifo.
Il tifo, qua è tutta un'altra cosa, nello stadio c'è una banda di più di 50 elementi, che vestiti di tutto punto e con maestro in frac e guanti bianchi (è vero non ci volevo credere nemmeno io!!!) *guidano* il tifo, i cori.
E allora sei parte di un unico coro che ripete "you suck" a ritmo di musica, o pure ci sono i cori "Go Blue, Go!" e poi tante canzoncine a cui tutti partecipano, nessuno escluso! E poi tutti tirano fuori le chiavi e fanno rumore! Tutti, tutti quanti instancabilmente per 3 ore!!! Questo sabato allo stadio eravamo 111.432, quanti fermati? Venti. Perchè? Perchè stavano consumando alcool nello stadio.
111.432 persone.
La capienza dello Stadio Olimpico, il più grande d'Italia, correggetemi se sbaglio, è di circa 100.000, quanta polizia c'è ad ogni partita?
Invece qui, alla fine della partita, tutti ordinatamente se ne vanno a casa, oppure a mangiare un hamburger, felici e contenti, la massa gialla ri-invade ordinatamente le strade. Unbelievable!

mercoledì 26 settembre 2007

Cultural shock


E così ho scoperto che esiste questa curva del "Cultural Adjustment" che dovrebbe modellare lo shock culturale del trovarsi in un paese straniero tanto diverso dal tuo. Secondo tale curva ad una fase iniziale di eccitazione per la nuova esperienza dovrebbe seguire una discesa che vede il suo punto più basso nel terzo mese di permanenza, a cui segue una graduale risalita fino al punto di normalità in corrispondenza del sesto mese. Ora la bella notizia è che io qui ci starò solo sei mesi, cioè appena il tempo di sperimentare il "cultural shock" e poi, appena le cose inizieranno ad andare per il meglio e mi sarò fatta una mia vita e degli amici qua, dovrò fare i bagagli, e andare via prima di iniziare a godermi lo spettacolo! Ora, la bella notizia è che la fase calante io ce l'ho già adesso:
1- non ne posso più di mangiare questo cibo finto e non salutare, ne sono disgustata, voglio il cibo italiano!
2- sento la mancanza dei miei amici, spesso mi sento sola e malinconica.
3- vedo la cultura americana (ma si può dire tale?) distante anni luce dalla mia, e per quello che vedo non mi piace affatto.
4- non riesco ad abituarmi al loro ritmo di vita, ma ce l'hanno poi un ritmo? Quando pranzano? Quando cenano? Quando vanno a lavorare? Non l'ho mica capito, in università arrivano alle 12, o all'una, se ne vanno alle cinque, ognuno sta per conto suo, non sanno cosa significa "mangiare insieme", non hanno il concetto del pranzo. Non avendo la macchina perdo un sacco di tempo per gli spostamenti, devo andare ogni giorno a fare la spesa, perchè non posso portarmi dietro molta roba, in quanto il supermercato non è proprio dietro l'angolo, perdo un sacco di tempo nella giornata a non fare niente. Se devi comprare qualcosa e tutto lontanissimo e devi sempre prendere almeno un bus.

Ma allora perchè questa sarebbe una bella notizia? Perchè, come mi ha fatto notare qualcuno, se sono già alla fase del terzo mese, probabilmente arriverò prima dei sei mesi a risalire la collina e forse "me la potrò un po' godere" e capirò che (in fondo) ha "qualcosa di buono" il vivere qua.

martedì 25 settembre 2007

Like Ally

e così mi sono ritrovata a mangiare il gelato dal "coppone" con il cucchiaio, l'aria un po' depressa e il pigiamone adosso, proprio come una delle più classiche puntate di Ally McBeal!
Ma come sempre la realtà è diversa dai film...come mai a lei non viene mai una paresi alle mani a reggere questo coppone ghiacciato? E come mai a lei non si scioglie tutto tra le mani imbrattando tutto il tavolo come è successo a me? Mi sa che devo fare ancora esperienza...

lunedì 24 settembre 2007

The Big Brother (or the Big Sister)

La casa del grande fratello. Prima di partire l'ho soprannominata così e adesso tenderei invece a chiamarla la casa della grande sorella, e capirete subito il perchè.
I componenti della casa: siamo in dieci! I miei flatmate (ovvero compagni del secondo piano):
-Eunate, spagnola, molto simpatica, parla italiano, dipinge ed è sempre un po' per le nuvole.
-Guss, olandese, un tipo che al mattino ha sempre i capelli sconvolti, e quell'espressione da "la vita è qualcosa che capita mentre io sono impegnato a far altro", ma è più profondo dell'idea di superficialità che da!
-Christine, olandese, bellissima, elegante, sembra essere di famiglia altolocata, non posso dire molto perchè è partita il giorno dopo che io sono arrivata, ed è tornata oggi.
Primo piano:
- Li, un cinese, che parla l'inglese con accento cinese e quindi incomprensibile, ma è un bravo ragazzo, come il suo compagno, Lai, che invece abita praticamente sotto al tetto, in quella che dovrebbe essere la mansarda. Lai lo sento al mattino precipitarsi dalla scala, che è proprio sopra la mia porta, e mi chiedo come farà mai al mattino ad essere così atletico...io mi precipiterei puntualmente dai gradini...
- Wenbo, cinese, soprannominato da me serial killer, perchè sta sempre per conto suo, non parla, nemmeno al cellulare, anche se c'è l'ha puntualmente attaccato all'orecchio! In questi ultimi giorni però ha detto qualcosa in più e mi sembra normale!
- Christen, tedesco, molto educato e un ottimo compagno per la spesa e per la partita di football, (sabato ci sono andata, bellissima! vi racconterò!)
-Courtney, americana, praticamente assente. Pensate che io sono arrivata qua sabato e l'ho conosciuta solo mercoledì sera! Non usa mai la cucina, non sta con noi, ieri l'ho vista che andava via in macchina con un cinghiale americano con macchina rossa modificata. mah! Ah, dimenticavo, Courtney vive nel garage!
E poi, last, but not the least: Shopie, la padrona di casa, the landlord!
Completamente fuori di cervello!
Non so da dove iniziare a raccontarvi!
Per esempio, l'altro giorno, ha interrotto il film che stavamo vedendo chiedendomi quanta carta usassi per andare in bagno!!!!!
E ha concluso che ne usavo troppa! E che poichè il bagno aveva problemi con lo scarico dovevo non usare carta, altrimenti avrei pagato l'idraulico che lei avrebbe chiamato!!!
Ha chiesto a Eunate di non accendere le candele, perchè qua costano care, 8dollari!
E poi domenica ha portato i due ragazzi cinesi a messa nel tentativo di convertirli, e quei poveretti si sono messi a fare foto durante la messa e al segno della pace rispondevano: "Hi, I'm Li, nice to meet you!"
Insomma è una fuori di cervello completa, e poi abbiamo scoperto che ha fatto contratti di affitto con clausole strane per ognuno di noi!
La domenica pretende che facciamo giardinaggio...ovvero li ripuliamo il giardino dalle erbacce! Il giorno dopo che sono arrivata mi ha messa a fare giardinaggio, ma io le ho tagliato l'albero tutto storto, e ho fatto finta di essere un'inetta nel campo (non mi ci è voluto molto) e allora lei, dopo un po', mi ha detto che potevo andare!
E poi ha sempre la mania che tutto deve essere pulito, ma se la prende sempre con i cinesi se qualcosa non va, è sposata con uno dieci anni più giovane di lei, ma non gliene frega niente, e vive nomade nella casa perchè non ha una sua stanza!
Tutti siamo d'accordo nell'affermare che è pazza, completamente, ma dovrebbe lasciare la casa a fine settimana, per raggiungere il suo fantomatico marito, quindi forse ci libereremo dell'occhio indiscreto della grande sorella e potremo vivere più tranquilli!

PS: Il primo giorno che sono arrivata mi sono chiusa fuori e non avevamo chiavi di riserva per la porta, allora Lai si è arrampicato su per il balcone e mi ha aperto la porta...davvero gentile, e io, come al solito, combina guai! :)

sabato 22 settembre 2007

A very funny thing!

Qua sono tutti estremamente efficienti, non fai in tempo a dire A che già ti hanno dato B e C.
Giusto per fare qualche esempio: il primo giorno che sono arrivata ho fatto una tessera, la MCard, che mi permette di viaggiare su tutti i bus della città gratis e che mi fa entrare nei building e nelle sale lettura quando queste sono chiuse.
Se apro un conto con una banca convenzionata diventa anche bancomat.
Me l'hanno fatta in 5 minuti usando una telecamera collegata direttamente al computer.
Poi sono andata all'International Student Center, dove mi hanno spiegato come vivere qui, come richiedere la drive license e il Personal Social Number e mi hanno fatto firmare il contratto per l'assicurazione sanitaria.
Tuttavia, ieri, mentre mi accingevo, comodamente seduta sulla mia poltrona, a leggere un paper e a sottolinearlo con il matitone rosso-blu, mi sono accorta che andava temperato, nel mio office nessuno aveva un temperamatite, allora sono andata dalla segretaria-"Signor Wolf"- che risolve ogni mio micro e macro problema. Lei mi ha detto che nella sala fotocopie c'era un temperamatite elettrico, contenta ci sono andata, salvo poi scoprire che le dimensioni del foro erano troppo piccole per il matitone, si insomma, a me serviva un banale temperamatite di quelli a due fori.
Sono tornata dalla Signora Wolf, la quale un po' sorpresa mi ha portato in un altra stanza, in un attimo tutto il dipartimento era mobilitato per me, tre segretarie si affannavano cercando un temperino elettrico che fosse adatto per me, ma niente, tutti uguali!
Al che la segretaria capo del Dipartimento, visibilmente dispiaciuta, è andata dalla "Segretaria-acquisti", dicendole che se trovava su internet qualcosa del genere doveva assolutamente comprarla. Intanto la "Signora Wolf" mi forniva due matite in cambio come compensazione per questo task non risolto e al mio dirle "but one is enough" rispondeva insistendo perchè le prendessi entrambe "What if you loose one?". Me ne stavo andando, quasi dispiaciuta per aver creato tutto questo trambusto, quando la Sig.ra Wolf è riemersa dall'armadio dove di trova tutta la cancelleria con una matita blu. A quel punto io ero al colmo della gioia, mentre loro erano visibilmente insoddisfatte. E già, loro non possono capire quale sensazione nuova è per me vedere un posto "che funziona", dove per avere basta chiedere e a volte non devi neanche, dove l'amministrazione lavora per te e non contro di te, dove "fare bene il proprio lavoro" è considerato un piacere, piuttosto che un dovere, dove tu non devi preoccuparti di altro che se non fare il "tuo" di lavoro.
Eppure, it was a very funny thing, vedere come l'efficienza estrema e la high technology del dipartimento erano messe in ginocchio da un banale pencil bi-colore, che necessita di un banale temperino a due fori...

PS: per inciso, la Sig. Acquisti, mi è stato detto, si occupa di comprare tutto ciò che ti serve, basta chiedere, e si occupa anche di organizzarti i vari viaggi, lei prenota tutto per te, tu non devi preoccuparti, devi solo preoccuparti di "andare". :)

martedì 18 settembre 2007

Qua è proprio l'altro mondo!

University of Michigan, Ann Arbor

:-O

Il Computer Science Building in cui trascorrerò questi sei mesi è fantascientifico...roba da non credere. Costruito da poco, appena entri trovi due mac, giusto così, per controllare la posta quando arrivi in dipartimento, dovessi essere sprovvisto di laptop!
Se invece hai il laptop c'è la wireless in tutto il buiding e puoi collegarti, oltre che dal tuo ufficio, stando comodamente seduto sul divano blu, a forma di onda, che c'è sulla sinistra appena entri, o ad uno dei tavolini del "foo bar" sulla destra.
Poi sali una rampa di scale e vedi sulla sinistra una parete interamente in vetro con un sacco di server, una cinquantina?, in esposizione.
Sulla destra quattro poltrone, just in case tu voglia rilassarti e contemporaneamente discutere con qualche tuo collega e naturalmente il tavolino in mezzo è una lavagna, su cui puoi scrivere con i pennarelli gentilmente forniti dal dipartimento.
Sali un'altra rampa e prima di arrivare al tuo ufficio trovi la sala fotocopie (limitativo chiamarla così), fotocopiatrice di ultima generazione, e tutto l'occorrente per rilegare, tagliare, e whatever, e graffette, pinze, di tutto, di più, tutto là, liberamente a tua disposizione!
Poi fai qualche altro metro e c'è la sala dotata di frigo (americano, quindi enorme), microonde, bollitore con corredo di te, caffè, zucchero, insomma tutto l'occorrente per una pausa! Poi ci sono le sale riunioni, le vedi attraverso i vetri lavorati e colorati, con poltrone, proiettore, lavagne e insomma tutto l'occorrente.
Gli studenti hanno poi laboratori con computer per connettersi a internet, con non so quante postazioni, e sale lettura con poltrona, insomma, per la serie: sarebbe un delitto non riuscire a studiare in quest'ambiente.
Oggi c'era una specie di meeting-party, tutti gli studenti del Dipartimento si incontravano alle quattro per un caffè/the, cookie, dolci, o, per chi preferisce il salato, tortillas, su una piccola terrazza del Dipartimento. Il cibo, naturalmente, messo a disposizione dal Dipartimento.
Poi se esci dal tuo building puoi trovare altre biblioteche enormi, oppure un bar, dove puoi scegliere tra tavoli, divani, o divani che si affacciano su uno schermo piatto che manda in onda le partite di football, o baseball o quant'altro, oppure una partita a biliardo o se sei stanco di tutto questo, la sala relax, dove puoi comodamente leggere un libro in poltrona, mentre uno studente volenteroso suona un VERO pianoforte a coda, rendendoti il tutto più piacevole.
Se poi ti sposti da quella che è la parte più tecnologica dell'università, nel central campus, che è la parte più antica, trovi dei palazzi antichi che comunicano austerità e importanza e sanno di sapere tramandato nel tempo.
E qui ci sono sale lettura antiche, dove puoi studiare attorniato da un secolo di storia, e ti sembra di vivere nel film "A beautiful mind", e ti aspetti che John Nash spunti lì, da qualche angolo.
Il Campus è vastissimo e perciò collegato da quattro linee di autobus, naturalmente gratuite, e di proprietà dell'università.
Do you need something else?
Just ask!

sabato 15 settembre 2007

La parte migliore del viaggio

Non so come iniziare questo post, ho paura che tra un po' qualcuno venga a svegliarmi e mi riporti alla dura e consueta realtà.
Sto viaggiando in Business Class, lo leggo scritto davanti a me, ho bisogno di un'ulteriore conferma, si, sto viaggiando in Business Class.
Come e perché questo sia accaduto lo ignoro e ho paura a chiedere perché ho paura che si accorgano che io sia un'intrusa qui e mi rispediscano indietro, appunto, alla dura e consueta realtà della Economy Class.
Ma ripercorriamo le tappe dall'inizio: arrivo al Gate, contenta del mio posto, il primo della fila, non un granché, ma almeno non hai nessuno che ti si spalla davanti...e quando il mio biglietto passa per la magica macchinetta...ecco...arriva la trasformazione, il mio viaggio si trasforma da ordinaria e faticosa traversata atlantica in straordinario e piacevole insieme di coccole da viaggio.
Ma io non lo so ancora, perché l'impiegato non mi dice niente, mi dice solo che il posto è cambiato, e mi da uno scontrino con il mio nuovo posto, io allora, scontenta di aver perso il mio, gli dico: "Ma è vicino al corridoio?", lui controlla e dice "No, finestrino, ma può chiedere, se vuole di cambiarlo", ed è allora che quando mi passa lo scontrino leggo: Business Class, non ci faccio caso, perché tanto non vorrà dire LA Business Class, e mi dirigo dall'impiegata, anche un po' scocciata, la quale subito mi da un posto corridoio.
Salgo sull'aereo e vedo che il mio posto è 12H, "buono" penso "più avanti dell'altro!".
Passo dalla Business, e, come al solito, guardo malinconicamente i "grandi sedili" confortevoli, pensando "chissà, se un giorno...", non faccio nemmeno caso al fatto che ci sia un posto 12H, il mio è si un 12H, ma in Economy...però quando arrivo in Economy i posti partono dal 24...no, non è possibile, allora qual è il mio posto?
Chiedo ad un hostess e lei mi indica esattamente un posto in Business Class e lì inizio a riflettere sullo scontrino che avevo, che poi si è trasformato in una nuova carta di imbarco...con su scritto, ora lo vedo, Business Class!!!
Faccio una fatica immane per tornare indietro, a quel posto, al 12H, sono maldestra, non capisco cosa sta succedendo, arriva il mio compagno di viaggio, un indiano, gli chiedo di aiutarmi a mettere su la valigia, lui lo fa volentieri, poi metto su la borsa del portatile e noto che lui mi guarda strano, anche gli altri mi guardano strani...e io penso: si sono accorti che non sono del loro mondo? No, in realtà è molto più semplice, in Business, lo scopro dopo, esiste un apposito posto davanti al sedile per mettere la borsa con gli effetti personali e l'eventuale laptop, il mio vicino, infatti, fa così.
E' larghissimo, c'è abbastanza posto per mettere anche le scarpe e stendere le gambe, le stendo al massimo e comunque c'è un sacco di spazio!!! Non ci posso credere, che significa? Perché? Sono tutta tesa, non mi sistemo, non tolgo le scarpe, ora, penso, verrà qualcuno a reclamare il mio posto e si scoprirà l'errore.
E invece no, l'aereo parte e io ancora non ci credo, ho un sorriso ebete e vorrei accendere il cellulare e spedire un SMS, vorrei una voce o un volto amico per dire: ehi, sono in un sogno, sto vivendo in un sogno e non so neanche perché mi è stato fatto questo dono, ma è bellissimo!
Inizio a studiare a questo punto, perché la mia poltrona va studiata, ha un sacco di congegni e può posizionarsi in vari modi...lo leggo diligentemente sul libretto delle istruzioni, e sono l'unica che lo fa, gli altri sembrano così abituati a questo tipo di comfort
Allora, scopro che c'è un posto per le scarpe, che c'è addirittura la presa per il computer e che la poltrona può addirittura stendersi del tutto, oltre ad adattarsi perfettamente al tuo corpo e ti fa pure i massaggi se glielo chiedi!!!
Ne sto usufruendo in questo momento, ti massaggia proprio alla base della schiena, lì dove ho sempre dolore quando viaggio...che sogno!
Per non parlare poi del televisore, con mille film, canali radio e TV show...ma io non ne ho usufruito per nulla, ho passato la maggior parte di questo viaggio dormendo, dormendo veramente, dormendo come nel letto di casa!
E poi il bagno, dentro c'è un fiore, crema idrante, e naturalmente è utilizzato da molte meno persone e quindi quasi sempre libero e più pulito!
Ma la parte cool arriva al momento del pranzo: tovaglietta bianca, e prima un aperitivo, ho preso del vino consigliatomi dall'hostess.
Naturalmente qui le hostess non sono solo gentili, e devo dire che quelle della Lufthansa lo sono sempre, ma anche amichevoli, non hanno fretta di servirti e si fermano a fare due chiacchiere quando ti servono.
Ho fatto amicizia con un signore americano, qui a fianco a me, è in viaggio con la moglie, all'inizio, quando mi vedeva in difficoltà con la poltrona, avrà capito che per me era la prima volta, mi suggeriva "cosa potevo fare".
Lui e la sua consorte sembrano il signore e la signora Bush (padre), i classici americani che ti aspetteresti di trovare in florida in vacanza.
Parliamo, mi dice che Ann Arbor è very nice e che mi troverò bene, nel frattempo sorseggio vino.
Ci portano il menu. L'antipasto è un cocktail di gamberi, con calma, dopo, il secondo, salmone e la hostess mi consiglia uno Chardonnay della California. Frutta per chiudere o dolce e infine caffè. La hostess passa e chiacchiera con il signore americano, Giorgio, e anche con me.
Alla fine sono un po' provata dal vino, ho voglia di dormire, Giorgio vuole chiacchierare.
Sprofondo in un sonno ristoratore e le turbolenze in questa poltrona sono ammortizzate e sembrano cullarmi, più che darmi fastidio.
Non so quanto dormo, ma quando mi sveglio è già ora di cena, il rito si ripete, tovaglia, portata unica, e poi caffè.
Questa volta prendo la Coca Cola, ho ancora molto sonno e devo stare sveglia, siamo quasi arrivati.
Quanto mancherà all'arrivo? Un'ora? Il viaggio è volato e io ne sono quasi rammaricata, perché non ho potuto usufruire di tutti gli entertainment della Business, ma è davvero volato...e adesso ne sono convinta anch'io, Giorgio aveva ragione quando all'inizio mi ha detto: questa è la parte migliore del viaggio!

Frankfurt Airport

Sono a metà del viaggio e ancora non me ne rendo conto, non me ne sono resa conto nemmeno quando il tizio al controllo passaporti, con voce metallica, mi ha chiesto: "Quanto tempo si ferma a Detroit?" e io ho risposto con naturalezza: "6 mesi".
Sarà, come qualcuno saggiamente ha suggerito, una difesa del cervello, sarà un'autodifesa, perché se veramente mi rendessi conto di quello che sta accadendo entrerei nel panico più totale, sarà.
Alla fine non mi sembra molto diverso rispetto a quando vado in giro per conferenze e passo tanto tempo bazzicando per gli aeroporti, forse me ne renderò conto quando arriverò lì, in quella che sarà la mia stanza per i prossimi sei mesi?
Mah...stay tuned! :)
Intanto riflettevo sul fatto che quando arriverò ad Ann Arbor, dopo 24 ore in viaggio, dovrò farmi il letto (dopo aver fatto magari una doccia) e disfare la valigia, perché le lenzuola sono la prima cosa che ho messo in valigia...e quindi la cosa più difficile da recuperare! :)
La gente negli aeroporti legge un sacco, mi domando se lo fa perché è annoiata o perché gli piace veramente.
Legge di tutto, giornali, soprattutto "Vanity Fair" e simili, fa il Sudoko, legge libri, io ho portato con me l'ultimo di Montalbano, sapore di Italia, ma non Carofiglio, temevo che con il suo parlare di Bari potesse venirmi troppa nostalgia...

Il nostro aereo è pronto, lo vedo "gigante" sulla pista e penso che di lì a poco sarà un puntino mentre sorvoleremo l'oceano.

Chissà di quale sorprese sarà foriero il futuro...I am waiting for them all!

martedì 11 settembre 2007

quell'ennesima ultima volta! :)

Eccoci qua, -6 alla partenza.
Un tumulto di emozioni...difficile scrivere, tutto in questi giorni è amplificato e in più ieri si è aggiunta un'altra perla, ma di questo ne parliamo in un altro post!
Inizio a salutare un po' di persone, che so che non vedrò almeno fino a natale, ed è strano, perché se anche razionalmente lo so che tre mesi passano in fretta in realtà mi sembra siano dilatati dalla distanza.
E' strano, magari passano normalmente tre mesi senza che ci si veda, anche con le persone più care, ma è diverso, perché tu sai di essere a "portata di mano", e sai che anche loro lo sono, basta una telefonata e ci si vede al solito posto per fare 4 chiacchiere, ma ora, ora è diverso.
Stamattina sono andata a messa a San Marcello, l'ultima messa lì risaliva a giugno, ecco, tre mesi appunto!
Volevo salutare la mia comunità prima di andare via, sono arrivata, ed è successo tutto in fretta, sono andata a salutare i "miei" ministranti e loro lì, tutti indaffarati, mi hanno detto che "servivo" e io ci ho messo 30 secondi ad indossare il camice ed essere pronta per il compito per cui "servivo". Mi sono ritrovata sull'altare con loro e mi sentivo commossa (emozioni amplificate), lì guardavo e guardavo gli altri lì nell'assemblea, e mi sentivo piena. Ero felice, ero felice di "servire", di reggere il messale, di sentire parole di bellezza, volevo abbracciare tutti. E infatti alla fine della messa ho abbracciato e baciato tutti...e salutato.
Sto realizzando, a poco a poco sto realizzando. Ogni tanto penso a quando sarò sull'aereo, se piangerò, a quando sarò lì, a quest'onda di emozioni, che come onda mi travolge, a volte all'improvviso, costringendomi a trattenere le lacrime.
Come oggi, quando ho salutato mia nonna, avevo voglia di piangere, e anche lei ne aveva e invece tutte e due ci guardavamo e cercavamo di ridere, di ricacciare indietro le lacrime.
Oggi pranzavo a casa e pensavo che era "l'ultima domenica", lo so che è melodrammatico, che non è l'ultima domenica, che 3 mesi passano in fretta, ma non riuscivo a non pensare così.
Avevo una specie di nodo in gola, e poi i miei genitori mi fanno tanta tenerezza, che da 1 mese a questa parte non fanno altro che farmi scegliere il menu, come se ogni giorno fosse una sorta di ultima cena!
E mi dicono "mangia che questo non lo trovi in America".
Strano o meno, so già che il cibo sarà una delle cose che più mi mancheranno laggiù.
Quando di solito vado all'estero dopo una fase iniziale di esaltazione per il cibo indigeno, di solito dopo tre giorni mi si chiude lo stomaco e inizio a sognare e pregustare la pasta che mangerò al mio ritorno.
Chissà come andrà questa volta...sono proprio curiosa di vedere come va a finire.

PS: Questo post, per quanto pubblicato in ritardo, è di domenica 9 settembre