venerdì 11 gennaio 2008

La Storia

Ma dove, come e perchè ha avuto inizio questa storia?
Come ci sono finita in questo telefilm americano, dove tutto è uguale ad una puntata di Dawson Creek?
Ecco la versione ufficiale: all'inizio era solo un pensiero, il desiderio di conoscere qualcuno davvero bravo nel mio campo e poi, forse, chissà, proviamo.
Questa storia affonda le sue radici nell'Agosto 2006, o meglio qualche mese prima, quando io e il "mio socio in affari" decidiamo, sotto consiglio "del grande capo" (preferisco mantenere le identità segrete, in quanto la missione, che sto per raccontare, era, ovviamente, segreta) di scrivere un articolo per una conferenza. Motivati dal fatto che tra gli "invitated speaker" della conferenza c'era anche "il nostro uomo", quindi una buona occasione per conoscerlo e farsi conoscere.
Fortunatamente l'articolo viene accettato e nell'Agosto 2006 io ed il Mio Socio partiamo alla volta di un paese sperduto del Canada, il solito paese "on the middle of nowhere", ma abbiamo una missione da compiere, mica siamo qua per divertirci!
Il Nostro Uomo appare al secondo e penultimo giorno della conferenza, dobbiamo avvicinarlo prima del suo talk, chiedergli, magari, di venire a sentire il nostro talk e, soprattutto, prima che lui riparta.
Nessuna occasione alla cena sociale. Il giorno dopo a colazione facciamo finta di seguire l'invited talk di uno sconosciuto, mentre invece studiamo le mosse del Nostro Uomo.
Ad un certo punto, colpo di scena, il Nostro Uomo finisce di bere il suo caffè, si alza ed esce dalla conference room.
Attimi di incertezza, guardo il Mio Socio, cosa fare? Lui sembra interdetto come me, ma poi, convinto, molto più di me, mi dice: "seguilo!".
Io, istintivamente mi alzo, lo seguo nel corridoio, e vedo la sua figura allontanarsi probabilmente verso l'ascensore, che è proprio dietro l'angolo, alla fine del corridoio a destra. Sono attimi, ma sembrano minuti, lo guardo e mi chiedo: si, vabbè, lo seguo, ma poi cosa gli dico?
E mentre la parte del mio cervello razionale si sta ancora interrogando, un'altra parte della mia personalità irrompe impetuosa e mi dice: "Questa è la chance che hai, forse cambierà la tua vita o forse no, ma non lo saprai mai se non provi!"
E prima ancora che la parte razionale riprenda a funzionare, le mie gambe sono in movimento, sto andando nella sua stessa direzione, ma lui è da un po' scomparso dietro l'angolo, e ormai non penso più, spero solo che l'ascensore non sia ancora arrivato, spero di trovarlo ancora lì in attesa e poi, se c'è, mi inventerò qualcosa, non penso ad altro se non a sperare. In fondo, I pretend with myself to be good nell'improvvisazione!
Ecco, ancora due passi, giro l'angolo e lui è lì, in attesa dell'elevator, lo saluto, con l'unica frase che avevo pronta da mesi: "Hi, may I introduce myself?" e poi, poichè non mi viene in mente nulla, gli dico, mentendo spudoratamente: "I read a lot of your papers". Lui, mi sorride, mi ringrazia, è imbarazzato forse più di me, credo che cerchi di capire chi sono e se mi ha mai letta come "nome in un paper".Nel frattempo l'ascensore arriva e io entro con lui, fingendo di essere lì proprio per il suo stesso motivo: take the elevator. Mentre l'ascensore corre veloce al sesto piano, lo invito al mio talk, se non ha nient'altro di meglio da fare, si gli dico così, è solo due ore più tardi, se vuole...lui guarda lo schedule, e mi dice che ci sarà. Arrivati, sesto piano, il mio era il quinto, ma farò finta sia il settimo, dopo di lui, lui esce dall'ascensore, siamo al piano superlusso, non il mio di certo, io sono confusa, le porte dell'ascensore si chiudono e un sorriso nasce spontaneo.
La parte irrazionale di me, ha già realizzato, molto prima di quella razionale, cosa tutto questo volesse dire e quale meccanismo avevo innescato in quel momento, un meccanismo che mi ha portato fino a qua. Per farla breve, lui poi è venuto al talk e quando, qualche mese più tardi, gli ho scritto chiedendogli cosa ne pensava di un "visiting period" lui mi ha risposto entusiasta che gli sembrava una buonissima idea.
Non ho ancora capito cosa lo entusiasmava e non so se è entusiasta ancora, ma sono qua.
E quando ripenso a quel corridoio, penso che nel film della mia vita quello è stato un momento topico, uno di quei momenti in cui sulla tua strada hai un bivio, a volte tu decidi, altre volte il destino ti aiuta, come, per esempio, un'ascensore che arriva in ritardo.

1 commento:

Pluto ha detto...

fantastico! questo e' la vera azione del famoso Carpe Diem
auguri !!