Naturalmente il titolo di questo post non è del tutto veritiero, perchè io sono una teorica del chiedere, chiedere sempre, ma a volte, concorderete con me tra un po', sarebbe meglio vivere nell'ignoranza!
Passo a raccontare.
I primi mesi che ero ad ann arbor ho eliminato le uova dalla mia alimentazione, trovavo sempre e solo uova bianche, mi sembravano malate, non mi ispiravano fiducia e mi chiedevo: chissà di che animale o specie speciale di gallina saranno...e passavo oltre, avevo già altro a cui pensare, il latte, i cereali, you know...
Poi un giorno ero con un indigeno, Sam, al supermercato, e allora ho deciso di chiedere, dovevo capire, dovevo sapere, non potevo vivere nell'ignoranza!
E lì ho scoperto con terrore la verità: non sono bianche perchè sono di una gallina speciale o di chissà quale altro strano animale, sono bianche perchè le pitturano di bianco (!), e costano di più, non perchè sono più buone (!), ma perchè sono pitturate (!) e gli americani le comprano per quello!!!
Ho guardato Sam incredula e gli ho chiesto di ripetere, forse, sai, la lingua, potevo aver capito male...e invece no, avevo capito benissimo! Le pitturano!!! :-O
Allora sono passata oltre, avevo già altro a cui pensare, per non pensare a questo, il latte, i cereali, you know...
giovedì 31 gennaio 2008
domenica 27 gennaio 2008
La madre di tutte le ricette!
E così è stato che mi sono ritrovata chef! Qui non è poi troppo difficile, basta cucinare qualcosa di decente per rendere felici tutti quanti! Il che mi rende felice a mia volta, perchè nessuno è mai stato in Italia così felice, come lo sono loro qui, quando cucino qualcosa! Lo scorso sabato avevamo in programma qui, nella mia nuova casa, una cena italiana per i miei nuovi fantastici roomate!
Come primo, facile: orecchiette alla bolognese e grana padano.
Precisazione: entrambi, grana e orecchiette (handmade), portati dall'Italia nella valigia di cartone legata con lo spago!
Quando hanno assaggiato il grana avevano facce estasiate e li ho dovuti fermare prima che lo mangiassero tutto...ovvio, qui il loro formaggio ha un gusto che si avvicina più alla plastica che a qualcosa di commestibile.
Pensare al dolce è stato già più complicato, non sapevo cosa preparare...e lo ammetto candidamente: non avevo mai fatto un dolce in vita mia!
Ma ad un tratto l'illuminazione, qual'è il dolce più italiano che agli americani piace di più? Il tiramisù! Quando l'ho proposto i loro occhi si sono illuminati di immenso, e increduli mi hanno chiesto: "Davvero?! Lo sai fare??!! Si, per favore, grazie!!! Per noi è troppo difficile, ma grazie!"
E lì ho iniziato ad avere i primi dubbi: troppo difficile?
Avevo trovato la ricetta 5 minuti prima su internet e non mi era sembrata tanto difficile! Allora ho chiesto soccorso a skype...e tramite skype to my mom! E i miei genitori si sono subito prodigati a incoraggiarmi: "Ma cosa prometti? Il tiramisù è troppo difficile, non ci riuscirai mai a farlo, è troppo difficile per te!"
Ma ormai avevo promesso...non potevo tirarmi indietro!
E' così abbiamo iniziato...un inizio catastrofico: non sapevo dividere il bianco dal rosso delle uova...e loro mi hanno insegnato! :-/
Poi però ho iniziato a montare tutto, a mischiare gli ingredienti, solo che ho aggiunto un uovo in più...e non sapevo cosa significasse montare il bianco delle uova a neve...e quindi in realtà non le ho montate...
Long story short: alla fine tutti gli ingredienti erano mischiati, ma il composto era troppo liquido...mentre invece doveva essere una crema...ho di nuovo chiesto aiuto, ho dato la colpa al mascarpone, che era poco rispetto alle dosi indicate nella ricetta...e si, mi sono in un certo senso arrampicata sugli specchi!
Cosa fare, cosa non fare, è colpa del poco mascarpone? Aggiungiamo del cream cheese!
Allora io li ho guardati inorridita: "cosa? la philadelphia nel tiramisù??!!!" No way! Why not? E' come la cheesecake...hanno ribattuto loro! Fair enough! Ok, tanto ero disperata...abbiamo aggiunto la philadelphia e poi un po' di zucchero, perchè la philadelphia non è dolce come il mascarpone!
Insomma ladyfinger (che sarebbero l'equivalente dei nostri biscotti per il tiramisù), bagnati nel caffè, e questa crema...liquida!
Ho detto: il tiramisù deve stare almeno un giorno in frigo! Sperando che accadesse il miracolo, che magari diventasse un po' più solido, che fosse, insomma, mangiabile!
Il giorno dopo quando dovevamo assaggiarlo ero molto in apprensione...ma, colpo di scena, il miracolo era avvenuto, il tiramisù era più che mangiabile, oserei dire buono! Io, che ne conosco il vero gusto, ero abbastanza soddisfatta, loro, invece, ne erano incredibilmente entusiasti, felici oltremodo! E così è stato che ieri Aimee è venuta da me è mi ha chiesto: "Azzurra, please, could you make Cannoli for me?". E io ho detto, che mi sarebbe piaciuto tanto, ma non ne ero capace! E lei mi ha detto, candidamente: puoi chiedere la ricetta a tua madre! Come se in fondo la madre di tutte le ricette fosse questa: ask to your mom! e non fosse necessario sapere null'altro! Ed è così che sono diventata chef!
PS: Lo so che dopo questo post la vostra stima nei miei confronti sarà calata a -3245,24...ma vi assicuro: so fare un sacco di altre cose! :-/
Come primo, facile: orecchiette alla bolognese e grana padano.
Precisazione: entrambi, grana e orecchiette (handmade), portati dall'Italia nella valigia di cartone legata con lo spago!
Quando hanno assaggiato il grana avevano facce estasiate e li ho dovuti fermare prima che lo mangiassero tutto...ovvio, qui il loro formaggio ha un gusto che si avvicina più alla plastica che a qualcosa di commestibile.
Pensare al dolce è stato già più complicato, non sapevo cosa preparare...e lo ammetto candidamente: non avevo mai fatto un dolce in vita mia!
Ma ad un tratto l'illuminazione, qual'è il dolce più italiano che agli americani piace di più? Il tiramisù! Quando l'ho proposto i loro occhi si sono illuminati di immenso, e increduli mi hanno chiesto: "Davvero?! Lo sai fare??!! Si, per favore, grazie!!! Per noi è troppo difficile, ma grazie!"
E lì ho iniziato ad avere i primi dubbi: troppo difficile?
Avevo trovato la ricetta 5 minuti prima su internet e non mi era sembrata tanto difficile! Allora ho chiesto soccorso a skype...e tramite skype to my mom! E i miei genitori si sono subito prodigati a incoraggiarmi: "Ma cosa prometti? Il tiramisù è troppo difficile, non ci riuscirai mai a farlo, è troppo difficile per te!"
Ma ormai avevo promesso...non potevo tirarmi indietro!
E' così abbiamo iniziato...un inizio catastrofico: non sapevo dividere il bianco dal rosso delle uova...e loro mi hanno insegnato! :-/
Poi però ho iniziato a montare tutto, a mischiare gli ingredienti, solo che ho aggiunto un uovo in più...e non sapevo cosa significasse montare il bianco delle uova a neve...e quindi in realtà non le ho montate...
Long story short: alla fine tutti gli ingredienti erano mischiati, ma il composto era troppo liquido...mentre invece doveva essere una crema...ho di nuovo chiesto aiuto, ho dato la colpa al mascarpone, che era poco rispetto alle dosi indicate nella ricetta...e si, mi sono in un certo senso arrampicata sugli specchi!
Cosa fare, cosa non fare, è colpa del poco mascarpone? Aggiungiamo del cream cheese!
Allora io li ho guardati inorridita: "cosa? la philadelphia nel tiramisù??!!!" No way! Why not? E' come la cheesecake...hanno ribattuto loro! Fair enough! Ok, tanto ero disperata...abbiamo aggiunto la philadelphia e poi un po' di zucchero, perchè la philadelphia non è dolce come il mascarpone!
Insomma ladyfinger (che sarebbero l'equivalente dei nostri biscotti per il tiramisù), bagnati nel caffè, e questa crema...liquida!
Ho detto: il tiramisù deve stare almeno un giorno in frigo! Sperando che accadesse il miracolo, che magari diventasse un po' più solido, che fosse, insomma, mangiabile!
Il giorno dopo quando dovevamo assaggiarlo ero molto in apprensione...ma, colpo di scena, il miracolo era avvenuto, il tiramisù era più che mangiabile, oserei dire buono! Io, che ne conosco il vero gusto, ero abbastanza soddisfatta, loro, invece, ne erano incredibilmente entusiasti, felici oltremodo! E così è stato che ieri Aimee è venuta da me è mi ha chiesto: "Azzurra, please, could you make Cannoli for me?". E io ho detto, che mi sarebbe piaciuto tanto, ma non ne ero capace! E lei mi ha detto, candidamente: puoi chiedere la ricetta a tua madre! Come se in fondo la madre di tutte le ricette fosse questa: ask to your mom! e non fosse necessario sapere null'altro! Ed è così che sono diventata chef!
PS: Lo so che dopo questo post la vostra stima nei miei confronti sarà calata a -3245,24...ma vi assicuro: so fare un sacco di altre cose! :-/
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martedì 22 gennaio 2008
Non per sempre
In questo momento sono proprio felice, tutto sembra andare bene, sono decisamente nella fase ascendente della curva del "Cultural Adjustment"...sto bene in questa nuova casa, con i miei friendly and easy-going roommate. Li capisco e loro mi capiscono, capisco i programmi alla TV, un risultato insperato fino a pochi mesi fa, che mi rende davvero orgogliosa di me stessa! Il lavoro finalmente sembra andare bene, sto facendo finalmente qualcosa che mi piace (era ora!), e sono finalmente entrata nel meccanismo e capito cosa vogliono che faccia. Ann Arbor mi piace un sacco, la trovo così romantica e anche la neve sembra non spaventarmi più, e i -14 non li sento quasi quando esco tutta imbacuccata come una terrorista (e si, lo so che prima o poi mi arresteranno). Ho finalmente capito cosa mi piace mangiare, cosa devo ordinare al ristorante e cosa devo assolutamente evitare!!! Insomma sto bene...e quindi non dovrei scrivere questo post. Si sa che si è sempre più ispirati e portati a scrivere quando si è tristi e malinconici, non quando tutto sembra andare bene...eppure...sto scrivendo.
Scrivo perchè, in fondo, una nota di malinconia c'è, piccola e sgusciante, ma c'è.
E si, perchè tra meno di tre mesi questa esperienza sarà over. E non ho alcuna intenzione di lamentarmi, no, nessun complain, e non voglio neanche che pensiate che non mi mancate e che basti a me stessa. Ci sono un sacco di persone che mi mancano un sacco, ma so di averle.
Ma mi chiedo se, quando si è fatta esperienza della differenza, sia possibile tornare indietro, se potrò riabituarmi all'inefficienza cronica dell'Italia, a lavorare sottopagata e in un posto buio e inospitale, se sopporterò ancora la segretaria che per default mi dice: "E no, non si può fare", senza neanche provarci, e se potrò accettare il limite invalicabile imposto al numero delle possibilità.
America, terra delle possibilità. Quando sono arrivata qui mi chiedevo, senza riuscire a rispondermi, perchè tanta gente emigra, cosa li spinge, cosa li porta ad abbandonare tutto e venire qua, in questa terra lontana?
E' il sogno. Perchè qui essere intelligente e capace basta, non ti servono conoscenze, non ti serve nulla più della tua forza di volontà, ed è magnifico. E quello basta e poi il resto lo fanno gli altri.
Tu devi solo fare il tuo lavoro, perchè al resto ci pensano gli altri, è il loro lavoro!
E così, stasera, tornando a casa, avvertivo questo rivolo di malinconia e la consapevolezza che tanto mi mancherà. A cominciare dal bacon con le scramble egg, e le patate fatte a filini sottili sottili, le hash brown (che ho impiegato un mese a capire cos'erano, prima di decidermi ad ordinarle e scoprire che erano semplicemente patate!). E il gelato al caffè di starbuck, che, mi fa male dirlo, ma è buono come quello italiano, forse di più. E mi mancherà la mattina arrivare in dipartimento e andare a riempire la mia tazza gialla con la M blu di caffè, che non sarà mai buono come l'espresso, ma aiuta un sacco a mettere in moto il cervello!
E andare da Cindy quando ho un problema e scoprire, due secondi dopo, che non lo ho più.
Mi mancheranno i miei roommate e i loro "raccapriccianti" muffin al cioccolato e burro di arachidi e burro e zucchero a velo (li hanno mangiati e sono ancora vivi!!!).
E così alla fine scopri che in realtà non sei mai pienamente felice, anche quando tutto sembra andare bene, perchè hai la consapevolezza, terribilmente precisa in questo caso, che comunque finirà.
Pensavo, se solo avessimo questa stessa, precisa, consapevolezza, che niente, nessuno stato, è per sempre, anche quando siamo terribilmente tristi, se solo fossimo capaci di considerare, quando siamo nel punto più basso, che non importa, non fa niente, l'importante è vivere il presente guardando avanti, tanto, nel bene e nel male, non sarà per sempre.
Scrivo perchè, in fondo, una nota di malinconia c'è, piccola e sgusciante, ma c'è.
E si, perchè tra meno di tre mesi questa esperienza sarà over. E non ho alcuna intenzione di lamentarmi, no, nessun complain, e non voglio neanche che pensiate che non mi mancate e che basti a me stessa. Ci sono un sacco di persone che mi mancano un sacco, ma so di averle.
Ma mi chiedo se, quando si è fatta esperienza della differenza, sia possibile tornare indietro, se potrò riabituarmi all'inefficienza cronica dell'Italia, a lavorare sottopagata e in un posto buio e inospitale, se sopporterò ancora la segretaria che per default mi dice: "E no, non si può fare", senza neanche provarci, e se potrò accettare il limite invalicabile imposto al numero delle possibilità.
America, terra delle possibilità. Quando sono arrivata qui mi chiedevo, senza riuscire a rispondermi, perchè tanta gente emigra, cosa li spinge, cosa li porta ad abbandonare tutto e venire qua, in questa terra lontana?
E' il sogno. Perchè qui essere intelligente e capace basta, non ti servono conoscenze, non ti serve nulla più della tua forza di volontà, ed è magnifico. E quello basta e poi il resto lo fanno gli altri.
Tu devi solo fare il tuo lavoro, perchè al resto ci pensano gli altri, è il loro lavoro!
E così, stasera, tornando a casa, avvertivo questo rivolo di malinconia e la consapevolezza che tanto mi mancherà. A cominciare dal bacon con le scramble egg, e le patate fatte a filini sottili sottili, le hash brown (che ho impiegato un mese a capire cos'erano, prima di decidermi ad ordinarle e scoprire che erano semplicemente patate!). E il gelato al caffè di starbuck, che, mi fa male dirlo, ma è buono come quello italiano, forse di più. E mi mancherà la mattina arrivare in dipartimento e andare a riempire la mia tazza gialla con la M blu di caffè, che non sarà mai buono come l'espresso, ma aiuta un sacco a mettere in moto il cervello!
E andare da Cindy quando ho un problema e scoprire, due secondi dopo, che non lo ho più.
Mi mancheranno i miei roommate e i loro "raccapriccianti" muffin al cioccolato e burro di arachidi e burro e zucchero a velo (li hanno mangiati e sono ancora vivi!!!).
E così alla fine scopri che in realtà non sei mai pienamente felice, anche quando tutto sembra andare bene, perchè hai la consapevolezza, terribilmente precisa in questo caso, che comunque finirà.
Pensavo, se solo avessimo questa stessa, precisa, consapevolezza, che niente, nessuno stato, è per sempre, anche quando siamo terribilmente tristi, se solo fossimo capaci di considerare, quando siamo nel punto più basso, che non importa, non fa niente, l'importante è vivere il presente guardando avanti, tanto, nel bene e nel male, non sarà per sempre.
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Appendice
giovedì 17 gennaio 2008
Studenti di dottorato di tutto il mondo...non siamo soli!
Oggi nella mia università regnava: the power of procastination! Jorge Cham è approdato in queste lande innevate per un talk on the power of procastination. E così è stato che alle 16:45 tutti, silenziosamente, siamo usciti dai nostri uffici e ci siamo trovati là, tutti nell'atrio: i Ph.D. overwhelmed e stressed del dipartimento di Computer Science, pronti a disertare ben due seminari (!) per il richiamo irresistibile di chi ci fa ridere e piangere allo stesso tempo: lo scrittore dei PhDcomics!
Quando l'ho visto non mi sembrava vero, un ragazzo come noi, con il gel nei capelli arruffati e anche un po' impacciato sulla scena!
Chissà perchè me lo immaginavo diverso...ma poi in fondo non poteva non essere come noi!
Ha iniziato raccontandoci about wikifact (fatti trovati su wikipedia sull'UofM).
Ma lo sapevate che tra gli Alumni dell'University del Michigan c'è Unabomber?!?! Mentre tra quelli che hanno lasciato prima di finire c'è Michael Moor (quello di Fahrenheit 9/11 e Sicko?) e Madonna !?!?!?!?! e qua i punti esclamativi/interrogativi si sprecano!!!!...appunto! :)
Quasi che sarebbe meglio lasciare che continuare? Mhmm.
Poi ha citato i dati di una ricerca fatta su studenti di dottorato dell'università di Berckley.
Il 95% degli studenti si sente "travolto", overwhelmed appunto, e allora nasce spontanea la domanda...solo il 95%?
Voglio conoscere l'altro 5%!
Poi ha presentato il *motivation-o-meter*: all'inizio la motivazione è ad altissimi livelli, Asimov quando ha iniziato il suo dottorato pensava di diventare un famoso scienziato, guadagnare un sacco di soldi e vincere il premio Nobel.
Più o meno quello che pensano tutti.
Lo so, il problema sono le aspettative!
Asimov ci ha messo 10 (dieci!!!) anni per addottorarsi in Chimica! Ragazzi, c'è speranza per tutti, ma proprio tutti!!!
Poi la motivazione inizia a calare quando, una volta entrati in graduate school, scopriamo di non essere più intelligenti degli altri, che ci sono un sacco di persone più intelligenti di noi, che lavorano più di noi e scrivono più paper di noi...e quindi iniziamo a pensare di essere stati ammessi al PhD per errore...è la sindrome dell'impostore!!!
E poi pensiamo che il nostro advisor pensi che siamo degli stupidi...ma è lì che, poi, la nostra motivazione ricomincia a crescere e raggiunge un piccolo picco...quando in realtà realizziamo che il nostro advisor in realtà non spende gran parte del suo tempo, come avevamo immaginato, pensando a noi!!!
Ma ecco che poi ci raggiunge la telefonata di un amico che lavora, ha già una famiglia, un bambino e ha comprato una casa...perchè le case si possono comprare???!!!
E si, perchè facendo un breve calcolo, si scopre che il salario medio di uno studente di dottorato è di $14,055, quello di un dipendente del McDonald solo...$14,040!!! Si! Si! Sono 15 dollari in meno!!! Puff!!! Che sollievo, io si che guadagno di più!
Ma poi la nostra motivazione ha di nuovo una piccola risalita, quando realizziamo che, in fondo, a nessuno piace la propria tesi di dottorato, nessuno è entusiasta della ricerca fatta durante il PhD, che anche i professori realmente non apprezzano quello che hanno fatto nel loro dottorato, che alla fine, se sono famosi, sono famosi per altro...per quello che hanno fatto dopo...si, dopo, quando finalmente avevano degli studenti che lavoravano per loro! :)
Ma, allora, ecco il vero potere della procastination: non dobbiamo necessariamente fare le cose che non ci piacciono fare, non c'è niente nella vita che dobbiamo fare per forza! Ma non è questo il vero problema, il vero problema è che poi ad un certo punto non possiamo più ignorarlo...è il senso di colpa!
Guilt, I feel guilt!
Il vero motivo per cui non enjoyiamo la procastination!
E pure è la procastination il vero motore del mondo, il cervello non è creativo quando è stressato e focalizzato su poche cose sempre uguali, questo è scientificamente dimostrato!
Prendi Newton ad esempio...che ci stava a fare sotto l'albero quando la famosa mela cadde sulla sua testa?
Mica era in lab a fare ricerca!!!
Insomma, procastinatori di tutto il mondo riuniamoci!
Questo era il talk.
Alla fine del talk ha risposto ad alcune domande, ed ho scoperto che il suo advisor non era poi così terribile come nel fumetto, che, anzi, apprezzava le sue strip, e che lui non ha lasciato, che ce l'ha fatta ad addottorarsi, e che ora il suo lavoro è scrivere strip e girare le università del mondo...semplicemente e meravigliosamente questo.
Alla fine del talk ho comprato il suo libro e quando sono andata da lui per farlo autografare gli ho chiesto di scrivermi un messaggio di speranza. E lui ha scritto: Quit now! Poi lo ha sbarrato e scritto: You can do it!
Mi ha guardato intensamente, il suo sguardo era profondo e capiva, capiva esattamente. Mi ha augurato good luck.
Uscendo e ripensando a quel "You can do it!" ho realizzato che davvero posso farlo, davvero posso farcela, che un giorno farò nella vita quello che realmente voglio fare...I can do it! Anzi lo faccio già! E voi ne siete tutti testimoni! E anche voi: Don't quit! Don't quit!
Quando l'ho visto non mi sembrava vero, un ragazzo come noi, con il gel nei capelli arruffati e anche un po' impacciato sulla scena!
Chissà perchè me lo immaginavo diverso...ma poi in fondo non poteva non essere come noi!
Ha iniziato raccontandoci about wikifact (fatti trovati su wikipedia sull'UofM).
Ma lo sapevate che tra gli Alumni dell'University del Michigan c'è Unabomber?!?! Mentre tra quelli che hanno lasciato prima di finire c'è Michael Moor (quello di Fahrenheit 9/11 e Sicko?) e Madonna !?!?!?!?! e qua i punti esclamativi/interrogativi si sprecano!!!!...appunto! :)
Quasi che sarebbe meglio lasciare che continuare? Mhmm.
Poi ha citato i dati di una ricerca fatta su studenti di dottorato dell'università di Berckley.
Il 95% degli studenti si sente "travolto", overwhelmed appunto, e allora nasce spontanea la domanda...solo il 95%?
Voglio conoscere l'altro 5%!
Poi ha presentato il *motivation-o-meter*: all'inizio la motivazione è ad altissimi livelli, Asimov quando ha iniziato il suo dottorato pensava di diventare un famoso scienziato, guadagnare un sacco di soldi e vincere il premio Nobel.
Più o meno quello che pensano tutti.
Lo so, il problema sono le aspettative!
Asimov ci ha messo 10 (dieci!!!) anni per addottorarsi in Chimica! Ragazzi, c'è speranza per tutti, ma proprio tutti!!!
Poi la motivazione inizia a calare quando, una volta entrati in graduate school, scopriamo di non essere più intelligenti degli altri, che ci sono un sacco di persone più intelligenti di noi, che lavorano più di noi e scrivono più paper di noi...e quindi iniziamo a pensare di essere stati ammessi al PhD per errore...è la sindrome dell'impostore!!!
E poi pensiamo che il nostro advisor pensi che siamo degli stupidi...ma è lì che, poi, la nostra motivazione ricomincia a crescere e raggiunge un piccolo picco...quando in realtà realizziamo che il nostro advisor in realtà non spende gran parte del suo tempo, come avevamo immaginato, pensando a noi!!!
Ma ecco che poi ci raggiunge la telefonata di un amico che lavora, ha già una famiglia, un bambino e ha comprato una casa...perchè le case si possono comprare???!!!
E si, perchè facendo un breve calcolo, si scopre che il salario medio di uno studente di dottorato è di $14,055, quello di un dipendente del McDonald solo...$14,040!!! Si! Si! Sono 15 dollari in meno!!! Puff!!! Che sollievo, io si che guadagno di più!
Ma poi la nostra motivazione ha di nuovo una piccola risalita, quando realizziamo che, in fondo, a nessuno piace la propria tesi di dottorato, nessuno è entusiasta della ricerca fatta durante il PhD, che anche i professori realmente non apprezzano quello che hanno fatto nel loro dottorato, che alla fine, se sono famosi, sono famosi per altro...per quello che hanno fatto dopo...si, dopo, quando finalmente avevano degli studenti che lavoravano per loro! :)
Ma, allora, ecco il vero potere della procastination: non dobbiamo necessariamente fare le cose che non ci piacciono fare, non c'è niente nella vita che dobbiamo fare per forza! Ma non è questo il vero problema, il vero problema è che poi ad un certo punto non possiamo più ignorarlo...è il senso di colpa!
Guilt, I feel guilt!
Il vero motivo per cui non enjoyiamo la procastination!
E pure è la procastination il vero motore del mondo, il cervello non è creativo quando è stressato e focalizzato su poche cose sempre uguali, questo è scientificamente dimostrato!
Prendi Newton ad esempio...che ci stava a fare sotto l'albero quando la famosa mela cadde sulla sua testa?
Mica era in lab a fare ricerca!!!
Insomma, procastinatori di tutto il mondo riuniamoci!
Questo era il talk.
Alla fine del talk ha risposto ad alcune domande, ed ho scoperto che il suo advisor non era poi così terribile come nel fumetto, che, anzi, apprezzava le sue strip, e che lui non ha lasciato, che ce l'ha fatta ad addottorarsi, e che ora il suo lavoro è scrivere strip e girare le università del mondo...semplicemente e meravigliosamente questo.
Alla fine del talk ho comprato il suo libro e quando sono andata da lui per farlo autografare gli ho chiesto di scrivermi un messaggio di speranza. E lui ha scritto: Quit now! Poi lo ha sbarrato e scritto: You can do it!
Mi ha guardato intensamente, il suo sguardo era profondo e capiva, capiva esattamente. Mi ha augurato good luck.
Uscendo e ripensando a quel "You can do it!" ho realizzato che davvero posso farlo, davvero posso farcela, che un giorno farò nella vita quello che realmente voglio fare...I can do it! Anzi lo faccio già! E voi ne siete tutti testimoni! E anche voi: Don't quit! Don't quit!
lunedì 14 gennaio 2008
I Componenti della (Nuova) Casa
E così è stato che, non potendone più dei cambiamenti di umore della mia landlady e dell'odore del cibo dei miei amici cinesi e del fatto di vivere in campagna, mi sono trasferita in downtown!
Adesso vivo con cinque americani, 4ragazze e un ragazzo, un vero cambio di scena.
Sembrano simpatici e tutti da scoprire.
Aimee, la mia vicina di stanza, è completamente out of mind, nel senso più positivo del termine, si intende!
La mattina quando si alza e ha sempre gli occhi semi-chiusi,mi guarda e mi sembra che pensi "ma chi sei?", ma poi, passato il momento critico, inizia a sorridermi.
Non vede l'ora che arrivi il week-end per poter dormire fino alle due del pomeriggio, mentre il suo povero ragazzo, Eric, aspettando che si svegli, gioca da solo in salotto a wii.
Aimee è distratta, non beve il latte perchè lo trova indigesto, tranne quando serve per fare i cocktail, perchè, per sua stessa ammissione, sa già che tanto, in quel caso, le farà male comunque!
Diana è invece la persona più studiosa della casa, è di origine armena, studia biologia e domani si sveglia presto perchè alle 7.30 deve essere già in laboratorio per un esperimento con le mosche...le deve fermare prima che si riproducano!
Vanessa studia Sociologia, è sempre molto dolce con me, e i primi giorni si preoccupava un sacco che non dormissi per il fuso orario.
Nia è un pezzo forte, in tutti i sensi! E' rotonda e mi viene sempre una grande voglia di abbracciarla quando la vedo.
Nia è la cuoca del gruppo, i suoi muffin al cioccolato...mhmm...non li ho assaggiati, ma l'odore era più che eccellente.
Poi c'è Rob, lo scrittore. Rob studia per diventare screenwriter, cioè per diventare il nuovo sceneggiatore dei Graysanatomy e Dottor House del futuro. Rob adora Lost e Guitar Hero. Rob è sempre davanti alla TV, eh, che bella vita direte voi, ed invece no, lui lavora! Eh si, perchè, se ci pensate un attimo, per lui guardare i telefilm è come studiare...lo invidio tantissimo, lui si che ha l'alibi perfetto!
Rob beve sempre Coca Cola davanti alla TV, rigorosamente quella zero, mentre non ho ancora scoperto chi in casa beve la cherry-coca-cola...solo gli americani potevano concepire (e anche comprare!) una tale disgustosa bevanda.
Rob è il mio preferito.
L'altra sera guardavamo la TV e Rob dopo aver finito la sua solita Coca Cola Zero è andato a prendere dal frigo la pizza del giorno prima, l'ha riscaldata e ci ha bevuto su, mentre la mangiava, un bel bicchiere di latte!
Non fate le facce disgustate, siamo nella terra del "why not?". Io solo vorrei sapere perchè quando io tento di bere il latte come fanno loro con altri cibi che non siano dolci a me viene puntualmente l'acidità di stomaco...forse dovrei fare come Rob? Bere prima la Coca Cola? O forse semplicemente non sono allenata...ci vogliono anni di esperienza per costruirsi uno stomaco di amianto!
Adesso vivo con cinque americani, 4ragazze e un ragazzo, un vero cambio di scena.
Sembrano simpatici e tutti da scoprire.
Aimee, la mia vicina di stanza, è completamente out of mind, nel senso più positivo del termine, si intende!
La mattina quando si alza e ha sempre gli occhi semi-chiusi,mi guarda e mi sembra che pensi "ma chi sei?", ma poi, passato il momento critico, inizia a sorridermi.
Non vede l'ora che arrivi il week-end per poter dormire fino alle due del pomeriggio, mentre il suo povero ragazzo, Eric, aspettando che si svegli, gioca da solo in salotto a wii.
Aimee è distratta, non beve il latte perchè lo trova indigesto, tranne quando serve per fare i cocktail, perchè, per sua stessa ammissione, sa già che tanto, in quel caso, le farà male comunque!
Diana è invece la persona più studiosa della casa, è di origine armena, studia biologia e domani si sveglia presto perchè alle 7.30 deve essere già in laboratorio per un esperimento con le mosche...le deve fermare prima che si riproducano!
Vanessa studia Sociologia, è sempre molto dolce con me, e i primi giorni si preoccupava un sacco che non dormissi per il fuso orario.
Nia è un pezzo forte, in tutti i sensi! E' rotonda e mi viene sempre una grande voglia di abbracciarla quando la vedo.
Nia è la cuoca del gruppo, i suoi muffin al cioccolato...mhmm...non li ho assaggiati, ma l'odore era più che eccellente.
Poi c'è Rob, lo scrittore. Rob studia per diventare screenwriter, cioè per diventare il nuovo sceneggiatore dei Graysanatomy e Dottor House del futuro. Rob adora Lost e Guitar Hero. Rob è sempre davanti alla TV, eh, che bella vita direte voi, ed invece no, lui lavora! Eh si, perchè, se ci pensate un attimo, per lui guardare i telefilm è come studiare...lo invidio tantissimo, lui si che ha l'alibi perfetto!
Rob beve sempre Coca Cola davanti alla TV, rigorosamente quella zero, mentre non ho ancora scoperto chi in casa beve la cherry-coca-cola...solo gli americani potevano concepire (e anche comprare!) una tale disgustosa bevanda.
Rob è il mio preferito.
L'altra sera guardavamo la TV e Rob dopo aver finito la sua solita Coca Cola Zero è andato a prendere dal frigo la pizza del giorno prima, l'ha riscaldata e ci ha bevuto su, mentre la mangiava, un bel bicchiere di latte!
Non fate le facce disgustate, siamo nella terra del "why not?". Io solo vorrei sapere perchè quando io tento di bere il latte come fanno loro con altri cibi che non siano dolci a me viene puntualmente l'acidità di stomaco...forse dovrei fare come Rob? Bere prima la Coca Cola? O forse semplicemente non sono allenata...ci vogliono anni di esperienza per costruirsi uno stomaco di amianto!
venerdì 11 gennaio 2008
La Storia
Ma dove, come e perchè ha avuto inizio questa storia?
Come ci sono finita in questo telefilm americano, dove tutto è uguale ad una puntata di Dawson Creek?
Ecco la versione ufficiale: all'inizio era solo un pensiero, il desiderio di conoscere qualcuno davvero bravo nel mio campo e poi, forse, chissà, proviamo.
Questa storia affonda le sue radici nell'Agosto 2006, o meglio qualche mese prima, quando io e il "mio socio in affari" decidiamo, sotto consiglio "del grande capo" (preferisco mantenere le identità segrete, in quanto la missione, che sto per raccontare, era, ovviamente, segreta) di scrivere un articolo per una conferenza. Motivati dal fatto che tra gli "invitated speaker" della conferenza c'era anche "il nostro uomo", quindi una buona occasione per conoscerlo e farsi conoscere.
Fortunatamente l'articolo viene accettato e nell'Agosto 2006 io ed il Mio Socio partiamo alla volta di un paese sperduto del Canada, il solito paese "on the middle of nowhere", ma abbiamo una missione da compiere, mica siamo qua per divertirci!
Il Nostro Uomo appare al secondo e penultimo giorno della conferenza, dobbiamo avvicinarlo prima del suo talk, chiedergli, magari, di venire a sentire il nostro talk e, soprattutto, prima che lui riparta.
Nessuna occasione alla cena sociale. Il giorno dopo a colazione facciamo finta di seguire l'invited talk di uno sconosciuto, mentre invece studiamo le mosse del Nostro Uomo.
Ad un certo punto, colpo di scena, il Nostro Uomo finisce di bere il suo caffè, si alza ed esce dalla conference room.
Attimi di incertezza, guardo il Mio Socio, cosa fare? Lui sembra interdetto come me, ma poi, convinto, molto più di me, mi dice: "seguilo!".
Io, istintivamente mi alzo, lo seguo nel corridoio, e vedo la sua figura allontanarsi probabilmente verso l'ascensore, che è proprio dietro l'angolo, alla fine del corridoio a destra. Sono attimi, ma sembrano minuti, lo guardo e mi chiedo: si, vabbè, lo seguo, ma poi cosa gli dico?
E mentre la parte del mio cervello razionale si sta ancora interrogando, un'altra parte della mia personalità irrompe impetuosa e mi dice: "Questa è la chance che hai, forse cambierà la tua vita o forse no, ma non lo saprai mai se non provi!"
E prima ancora che la parte razionale riprenda a funzionare, le mie gambe sono in movimento, sto andando nella sua stessa direzione, ma lui è da un po' scomparso dietro l'angolo, e ormai non penso più, spero solo che l'ascensore non sia ancora arrivato, spero di trovarlo ancora lì in attesa e poi, se c'è, mi inventerò qualcosa, non penso ad altro se non a sperare. In fondo, I pretend with myself to be good nell'improvvisazione!
Ecco, ancora due passi, giro l'angolo e lui è lì, in attesa dell'elevator, lo saluto, con l'unica frase che avevo pronta da mesi: "Hi, may I introduce myself?" e poi, poichè non mi viene in mente nulla, gli dico, mentendo spudoratamente: "I read a lot of your papers". Lui, mi sorride, mi ringrazia, è imbarazzato forse più di me, credo che cerchi di capire chi sono e se mi ha mai letta come "nome in un paper".Nel frattempo l'ascensore arriva e io entro con lui, fingendo di essere lì proprio per il suo stesso motivo: take the elevator. Mentre l'ascensore corre veloce al sesto piano, lo invito al mio talk, se non ha nient'altro di meglio da fare, si gli dico così, è solo due ore più tardi, se vuole...lui guarda lo schedule, e mi dice che ci sarà. Arrivati, sesto piano, il mio era il quinto, ma farò finta sia il settimo, dopo di lui, lui esce dall'ascensore, siamo al piano superlusso, non il mio di certo, io sono confusa, le porte dell'ascensore si chiudono e un sorriso nasce spontaneo.
La parte irrazionale di me, ha già realizzato, molto prima di quella razionale, cosa tutto questo volesse dire e quale meccanismo avevo innescato in quel momento, un meccanismo che mi ha portato fino a qua. Per farla breve, lui poi è venuto al talk e quando, qualche mese più tardi, gli ho scritto chiedendogli cosa ne pensava di un "visiting period" lui mi ha risposto entusiasta che gli sembrava una buonissima idea.
Non ho ancora capito cosa lo entusiasmava e non so se è entusiasta ancora, ma sono qua.
E quando ripenso a quel corridoio, penso che nel film della mia vita quello è stato un momento topico, uno di quei momenti in cui sulla tua strada hai un bivio, a volte tu decidi, altre volte il destino ti aiuta, come, per esempio, un'ascensore che arriva in ritardo.
Come ci sono finita in questo telefilm americano, dove tutto è uguale ad una puntata di Dawson Creek?
Ecco la versione ufficiale: all'inizio era solo un pensiero, il desiderio di conoscere qualcuno davvero bravo nel mio campo e poi, forse, chissà, proviamo.
Questa storia affonda le sue radici nell'Agosto 2006, o meglio qualche mese prima, quando io e il "mio socio in affari" decidiamo, sotto consiglio "del grande capo" (preferisco mantenere le identità segrete, in quanto la missione, che sto per raccontare, era, ovviamente, segreta) di scrivere un articolo per una conferenza. Motivati dal fatto che tra gli "invitated speaker" della conferenza c'era anche "il nostro uomo", quindi una buona occasione per conoscerlo e farsi conoscere.
Fortunatamente l'articolo viene accettato e nell'Agosto 2006 io ed il Mio Socio partiamo alla volta di un paese sperduto del Canada, il solito paese "on the middle of nowhere", ma abbiamo una missione da compiere, mica siamo qua per divertirci!
Il Nostro Uomo appare al secondo e penultimo giorno della conferenza, dobbiamo avvicinarlo prima del suo talk, chiedergli, magari, di venire a sentire il nostro talk e, soprattutto, prima che lui riparta.
Nessuna occasione alla cena sociale. Il giorno dopo a colazione facciamo finta di seguire l'invited talk di uno sconosciuto, mentre invece studiamo le mosse del Nostro Uomo.
Ad un certo punto, colpo di scena, il Nostro Uomo finisce di bere il suo caffè, si alza ed esce dalla conference room.
Attimi di incertezza, guardo il Mio Socio, cosa fare? Lui sembra interdetto come me, ma poi, convinto, molto più di me, mi dice: "seguilo!".
Io, istintivamente mi alzo, lo seguo nel corridoio, e vedo la sua figura allontanarsi probabilmente verso l'ascensore, che è proprio dietro l'angolo, alla fine del corridoio a destra. Sono attimi, ma sembrano minuti, lo guardo e mi chiedo: si, vabbè, lo seguo, ma poi cosa gli dico?
E mentre la parte del mio cervello razionale si sta ancora interrogando, un'altra parte della mia personalità irrompe impetuosa e mi dice: "Questa è la chance che hai, forse cambierà la tua vita o forse no, ma non lo saprai mai se non provi!"
E prima ancora che la parte razionale riprenda a funzionare, le mie gambe sono in movimento, sto andando nella sua stessa direzione, ma lui è da un po' scomparso dietro l'angolo, e ormai non penso più, spero solo che l'ascensore non sia ancora arrivato, spero di trovarlo ancora lì in attesa e poi, se c'è, mi inventerò qualcosa, non penso ad altro se non a sperare. In fondo, I pretend with myself to be good nell'improvvisazione!
Ecco, ancora due passi, giro l'angolo e lui è lì, in attesa dell'elevator, lo saluto, con l'unica frase che avevo pronta da mesi: "Hi, may I introduce myself?" e poi, poichè non mi viene in mente nulla, gli dico, mentendo spudoratamente: "I read a lot of your papers". Lui, mi sorride, mi ringrazia, è imbarazzato forse più di me, credo che cerchi di capire chi sono e se mi ha mai letta come "nome in un paper".Nel frattempo l'ascensore arriva e io entro con lui, fingendo di essere lì proprio per il suo stesso motivo: take the elevator. Mentre l'ascensore corre veloce al sesto piano, lo invito al mio talk, se non ha nient'altro di meglio da fare, si gli dico così, è solo due ore più tardi, se vuole...lui guarda lo schedule, e mi dice che ci sarà. Arrivati, sesto piano, il mio era il quinto, ma farò finta sia il settimo, dopo di lui, lui esce dall'ascensore, siamo al piano superlusso, non il mio di certo, io sono confusa, le porte dell'ascensore si chiudono e un sorriso nasce spontaneo.
La parte irrazionale di me, ha già realizzato, molto prima di quella razionale, cosa tutto questo volesse dire e quale meccanismo avevo innescato in quel momento, un meccanismo che mi ha portato fino a qua. Per farla breve, lui poi è venuto al talk e quando, qualche mese più tardi, gli ho scritto chiedendogli cosa ne pensava di un "visiting period" lui mi ha risposto entusiasta che gli sembrava una buonissima idea.
Non ho ancora capito cosa lo entusiasmava e non so se è entusiasta ancora, ma sono qua.
E quando ripenso a quel corridoio, penso che nel film della mia vita quello è stato un momento topico, uno di quei momenti in cui sulla tua strada hai un bivio, a volte tu decidi, altre volte il destino ti aiuta, come, per esempio, un'ascensore che arriva in ritardo.
Intermezzo 2
E' così sono in una nuova casa, tutta composta da americani questa volta...un vero giro di boa! Pensate non ci sia niente da raccontare? Mica proprio, credo che i miei roommate saranno vera fonte di ispirazione nei prossimi mesi...spero solo di avere il tempo di scrivere!
lunedì 7 gennaio 2008
Giro di Boa: ricomincia l'avventura!
Ed eccoci di nuovo qua, dopo la pausa natalizia, a ricominciare l'avventura.
Pausa davvero restful: dormito, mangiato (un sacco e costantemente), incontrato cari amici.
Non potevo desiderare di meglio, forse solo un po' di freddo in meno...speravo in un tempo più clemente e meno simile al michigan weather!
Anyway, dove sono? Ah, ah...a quest'ora dovrei già essere ad ann arbor, ed invece sono ancora all'aeroporto di Frankfurt...a fare?
Avevo prenotato un volo Lufthansa per stare al riparo da imprevisti, tipo scioperi e ritardi cronici, perdita di bagagli and so on...ma al riparo non si è mai!
Ironia del destino, il volo da Roma ha fatto tardi e una volta arrivata a Frankfurt ho perso la coincidenza per Detroit...perso, detto così sembra facile, invece la storia ha degli interessanti sviluppi.
Appena arrivati a Frankfurt, io ed un manipolo di americani ci precipitiamo al Gate, corsa da infarto per arrivarci. Arriviamo, l'aereo è ancora lì, attaccato al finger, ma non ci fanno passare, l'imbarco è chiuso.
Ed è qui che la differenza di cultura si fa palese.
I Tedeschi. Sempre troppo poco flessibili, l'imbarco è chiuso e se è chiuso è chiuso, niente da fare. Niente strappi alla regola, niente eccezioni.
Gli Americani. Loro abituati alla "customer satisafction" ed ad essere coccolati, riveriti e sempre ben serviti da qualsiasi company, iniziano ad inveire sul personale, pur gentilissimo, della Lufthansa.
C'è chi dice che non volerà più con questa compagnia, chi vuole indietro i soldi del biglietto, chi parla di "pessimo servizio clienti". E così una delle migliori compagnie aeree europee viene in pochi minuti screditata, e a me viene da pensare: ma questi hanno mai viaggiato con alitalia? Ma questo è: il miglior standard europeo non è paragonabile al livello medio americano, almeno per loro.
Arrivano perfino ad ipotizzare che abbiano venduto i nostri posti e che l'aereo fosse overbooked.
E infine io.
Gli Italiani. Io, come tutti gli italiani, abituati a viaggiare alitalia, non protesto, mi sembra normale, non mi sembra valga la pena di protestare, in fondo mi sembra che stiano cercando di fare il loro lavoro, mi pagano la notte in hotel, con cena e colazione inclusa e mi prenotano sul volo per domani.
L'impiegato della Lufthansa è gentilissimo e quando scopre che sono di Bari, inizia a dire: beatiful, nice, I love it.
Ormai ci sono abituata alle manifestazioni di affetto degli stranieri nei confronti della mia terra, anche se non riesco più ad apprezzarle, vedendo come è martoriata e trascurata e quello di cui parlano gli stranieri mi sembra una realtà così lontana.
Bella? Si bella la spazzatura a Napoli!
E sono triste al pensiero di quanto la sua bellezza si perda oggi giorno sempre più, avvelenata da una classe politica mediocre e miope, che non ama...se non il potere.
Pausa davvero restful: dormito, mangiato (un sacco e costantemente), incontrato cari amici.
Non potevo desiderare di meglio, forse solo un po' di freddo in meno...speravo in un tempo più clemente e meno simile al michigan weather!
Anyway, dove sono? Ah, ah...a quest'ora dovrei già essere ad ann arbor, ed invece sono ancora all'aeroporto di Frankfurt...a fare?
Avevo prenotato un volo Lufthansa per stare al riparo da imprevisti, tipo scioperi e ritardi cronici, perdita di bagagli and so on...ma al riparo non si è mai!
Ironia del destino, il volo da Roma ha fatto tardi e una volta arrivata a Frankfurt ho perso la coincidenza per Detroit...perso, detto così sembra facile, invece la storia ha degli interessanti sviluppi.
Appena arrivati a Frankfurt, io ed un manipolo di americani ci precipitiamo al Gate, corsa da infarto per arrivarci. Arriviamo, l'aereo è ancora lì, attaccato al finger, ma non ci fanno passare, l'imbarco è chiuso.
Ed è qui che la differenza di cultura si fa palese.
I Tedeschi. Sempre troppo poco flessibili, l'imbarco è chiuso e se è chiuso è chiuso, niente da fare. Niente strappi alla regola, niente eccezioni.
Gli Americani. Loro abituati alla "customer satisafction" ed ad essere coccolati, riveriti e sempre ben serviti da qualsiasi company, iniziano ad inveire sul personale, pur gentilissimo, della Lufthansa.
C'è chi dice che non volerà più con questa compagnia, chi vuole indietro i soldi del biglietto, chi parla di "pessimo servizio clienti". E così una delle migliori compagnie aeree europee viene in pochi minuti screditata, e a me viene da pensare: ma questi hanno mai viaggiato con alitalia? Ma questo è: il miglior standard europeo non è paragonabile al livello medio americano, almeno per loro.
Arrivano perfino ad ipotizzare che abbiano venduto i nostri posti e che l'aereo fosse overbooked.
E infine io.
Gli Italiani. Io, come tutti gli italiani, abituati a viaggiare alitalia, non protesto, mi sembra normale, non mi sembra valga la pena di protestare, in fondo mi sembra che stiano cercando di fare il loro lavoro, mi pagano la notte in hotel, con cena e colazione inclusa e mi prenotano sul volo per domani.
L'impiegato della Lufthansa è gentilissimo e quando scopre che sono di Bari, inizia a dire: beatiful, nice, I love it.
Ormai ci sono abituata alle manifestazioni di affetto degli stranieri nei confronti della mia terra, anche se non riesco più ad apprezzarle, vedendo come è martoriata e trascurata e quello di cui parlano gli stranieri mi sembra una realtà così lontana.
Bella? Si bella la spazzatura a Napoli!
E sono triste al pensiero di quanto la sua bellezza si perda oggi giorno sempre più, avvelenata da una classe politica mediocre e miope, che non ama...se non il potere.
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