martedì 14 agosto 2007

Quel piccolo grande pezzo di carta


Ho
il visto.
Finalmente.
Ieri, quando me l'hanno consegnato attraverso la grata del cancello del consolato di Napoli, ho realizzato.
Lì, con il mare davanti e il Vesuvio che dominava tutto dall'alto, come nelle più classiche delle cartoline, la mia prospettiva è cambiata.
E' da maggio che è cominciata la mia odissea per la preparazione dei documenti per il visto e in tutto questo tempo ero così presa dal preparare, firmare e far firmare, richiedere, fotocopiare, inviare, che non mi sono resa conto.
Il modulo DS-2019 mi è arrivato esattamente un giorno prima della mia intervista per il visto, ed i giorni precedenti non ho fatto altro che tracciare il suo percorso dagli Stati Uniti all'Italia, sperando arrivasse in tempo.
E in tutto questo tempo non mi sono mai fermata a pensare.
Non ero poi entusiasta di partire, gli Stati Uniti non mi sono mai andati troppi a genio e ogni volta che torno di lì sono sempre più critica.
Insomma, prendevo questa cosa come "qualcosa che andava fatta e basta" e ho proceduto a testa bassa tutti questi mesi...fino a ieri.
Ho alzato la testa.
Ho visto tutto da una prospettiva diversa.
Ho visto.
Ho visto tutte quelle persone lì in fila. Ho ascoltato le loro parole, guardato nei lori occhi e capito.
Occhi di speranza.
Così rara nei nostri giorni spenti che trovarne tanta tutta insieme e diversa non poteva che aprirmi gli occhi.
C'era un gruppo di siciliani, avevano viaggiato tutta la notte e si accingevano a ritornare in Sicilia...erano felici.
Un ragazzo, andava a fare una tournée negli USA, uno spettacolo teatrale con una compagnia napoletana, una ragazza, andava a fare la tesi in un'azienda. Chi andava a studiare e chi a lavorare, un unico comune sentimento: la speranza.
E ho capito.
Ho capito che, per tutti, quello non era un visto, era il "lasciapassare" per il mondo delle possibilità, era linfa vitale per le loro vite, guardavo i loro occhi e vedevo che tutti pensavano che quel piccolo foglietto incollato al passaporto avrebbe potuto cambiare le loro vite...e indipendentemente dal fatto che questo potesse essere vero o no, era bello vederli sperare, vederli credere nel loro sogno.
E allora ho iniziato a sperare anch'io, ho cambiato prospettiva, anche per me "quel fogliettino" poteva essere "una nuova via", linfa vitale, nuova linfa. E leggendo la data sul visto, 14 MARZO 2008, ho realizzato che sarebbero passati 6 mesi, che probabilmente alla fine di essi sarei stata una nuova persona, una persona diversa, perché arricchita da una nuova esperienza, che mi avrebbe certo permeata e permeandomi arricchita.
E guardando il visto sorridevo e avevo anche io gli occhi colmi di speranza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Oh così mi piace!!! Nel bene o nel male sarà un'esperienza e sarà molto più intensa che se tu restassi nella tua casa, nella tua città o con gli amici di sempre!! VIVI!!!