lunedì 7 luglio 2008

Amsterdam: you can never tell...

Durante la mia settimana olandese sono passata a trovare Guus, mio former coinquilino ad Ann Arbor e compagno di avventura nei miei mesi americani. Il pensiero di rivederlo lì, nella sua terra, mi faceva pensare, mentre ero sull'aereo, che era strano rincontrarsi e che forse questa non sarebbe stata la prima volta, che mi sarebbe capitato ancora, d'ora in poi, di incontrare gli amici conosciuti ad AA in giro per il mondo. Noi, legati da un filo sottile, invisibile per la maggior parte del tempo, ma che diventa suddently chiaro e tangibile quando le strade della nostra vita si incrociano per caso, in maniera inaspettata, proprio come in questo momento.
Ero contenta, non che avessimo legato in maniera particolare, ma avevamo condiviso la stessa casa, lo stesso iniziale senso di spaesamento, la stessa gioia una volta trovato il nostro equilibrio in una nuova realtà, la stessa malinconia al momento di partire e voglia di tornare nel paese delle opportunità. Avevamo anche sopportato le stesse manie della nostra landlady, che, giusto per informazione, al momento è sparita, cellulare staccato, nessuno che ha notizie di lei da tempo e i cinesi che vivono ormai indisturbati nella sua (ma lo sarà ancora per molto?) casa.
E così è venuto a trovarmi ad Amsterdam, dove abbiamo trascorso una tranquilla giornata: al museo di Van Gogh mi ha aiutato a scegliere le stampe di alcuni dei dipinti, volevo (nel più classico dei modi) portare per sempre con me un pezzo di quel bellissimo museo. Poi abbiamo preso una birra insieme a piazza Rembrandt ed un caffè, rigorosamente olandese, lungo i canali.
E lì ho scoperto che non aveva mai visitato il quartiere a luci rosse, e che non condivideva molto lo stile di vita "apparente" di Amsterdam. Dico apparente perché gli olandesi sono persone molto liberali, che vivono e lasciano vivere, ma poi a loro della finta libertà cercata e trovata ad Amsterdam dai turisti non importa poi molto, forse perchè, poi, sanno che quella non è la vera libertà.
Alla fine della giornata siamo tornati in albergo e questo era inaspettatamente chiuso, non si poteva entrare perchè la ragazza della reception era impegnata: "walking the dog" la scritta sulla porta. E allora ci siamo seduti su una panchina lungo il canale e dopo poco si è avvicinata una signora, ci ha chiesto di condividere la panchina ed abbiamo subito scoperto che anche lei era una cliente dell'hotel che aspettata la receptionist. E' poi arrivato anche il marito e abbiamo così scoperto che erano una coppia di americani in vacanza per il 50esimo compleanno di lui. Lui aveva appena comprato dei sigari, ottimi, a quanto mi ha detto guus dopo, e ce li ha offerti, Guus ha accettato, io però ho declinato l'invito dicendo: "I do not know how to do that!" e allora la moglie mi ha offerto un bicchiere di vino dalla bottiglia di rosso che aveva con sè e lì non ho detto di no e allora l'americano mi ha detto: "you know how to do that!" e abbiamo riso tutti insieme, come fossimo compagni di sempre e invece eravamo solo compagni di attesa. Stiamo stati lì a parlare di tutto per almeno tre ore, di Bush, dell'America, dell'Europa, di Obama e ho scoperto che loro erano veri supporter, di quelli che fanno le telefonate e sono impegnati attivamente e si commuovono quando lo sentono parlare.
Erano curiosi, volevano sapere dell'Italia, dell'Olanda, delle nostre culture, avidi di conoscerci, di capire, di comprendere perchè è così diverso quello che è diverso da loro. Insomma, degli americani atipici. Quando ci siamo salutati quasi non avremmo voluto e ci siamo scambiati gli indirizzi email, perchè così, magari un giorno, ci saremmo rivisti, non si sa mai, se vi capita di passare dal Texas...

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