Amsterdam.
Città dei falsi miti, città degli olandesi che non sono mai andati nel quartiere a luci rosse o che perlomeno lo evitano con attenzione, così come evitano tutto il centro. Perchè il centro non è loro, non più, e forse non lo rimpiangono neanche, perchè, con le loro biciclette, spericolati, dal centro fuggono più veloce che possono, e si rifugiano negli old brown caffè, che hanno la panchina fuori per sorseggiare la birra guardando il canale e il maxischermo dentro per guardare la partita, e lo schermo è sempre maxi, anche quando il locale è piccolo.
E così ho scoperto amsterdam, amsterdam come pochi la conoscono, come pochi hanno la voglia di scoprirla, forse annebbiati dal fumo, forse perchè pensano che sia semplicemente tutta lì, nel piccolo centro medievale traboccante di negozi di souvenir, fast food e negozi di abbigliamento, sempre gli stessi, quelli che oramai si trovano in ogni città.
Il centro traboccante di turisti inglesi, ma anche di tanti italiani, che girano con gli occhi gonfi e si fermano ad un coffeshop prima di andare a fare un giro nel quartiere più visitato di amsterdam: il quartiere a luci rosse.
Il quartiere a luci rosse, interessante esperimento antropologico: ragazzi, magari al loro primo viaggio, intimiditi da tanto sfoggio, si aggirano sperando (inutilmente) di rimediare uno sconto, perchè poi, non è che costi poco. Coppie di mezza età che lo visitano, come fosse uno dei tanti quartieri di amsterdam, una variante del van gogh museum, tenendosi la mano o sorseggiando una coca cola, un po' annoiati, un po' incuriositi, un po' "ma è tutto qui?".
Uomini in abito scuro che invitano ad entrare nei teatri dove si svolgono gli spettacoli dal vivo, quasi fossero dei veri teatri.
Sexy shop squallidi e con sale per vedere i filmati dal vivo prima di acquistarli.
E poi ci sono io, che un po', si, sono imbarazzata e all'inizio quasi impaurita di andarci, ma poi, camminando per quella che è la parte più brutta di amsterdam, il centro appunto, mi ritrovo, out of the blue, in una strada con donne in bikini in vetrine illuminate da luci rosse; ma il mio timore si trasforma in stupore quando vedo che c'è un sacco di gente che cammina tranquilla, e se non sono imbarazzate le signore di 50 anni che vi passeggiano con i loro mariti, perchè dovrei esserlo io?
E così mi soffermo sugli sguardi tristi e annoiati delle donne in vetrina e quasi non riesco a guardarle, perchè mi sembra di metterle in imbarazzo guardandole, perchè se ci sono quelle spudorate e audaci, ci sono anche quelle che sembra abbiano quasi timore a mostrarsi, e penso "forse sono qui da poco?" e quelle che al mio sguardo abbassano lo sguardo, e quindi io cerco di guardare il meno possibile o far finta di niente. Alcune mi sembrano piccole, hanno tratti somatici diversi e probabilmente storie diverse alle spalle, ma la loro vita qui non conta, perchè alle loro spalle c'è solo la stanza dove consumare il solito rito ogni sera, e allora vado via, amsterdam è altrove, come ho avuto la fortuna di scoprire e la caparbia di cercare.
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1 commento:
Mi manca davvero molto parlare con te. E' tutto finto, tutto precostruito, anche i viaggi. Troppa commercializzazione anche dei luoghi, delle tradizioni. E così dalla città di Pattini D'Argento (mai letto?) si è passati nella città in cui molto (anche se non tutto) è permesso... un po' come a Las Vegas. Tutto cio' che nella vita comune si reprime per vergogna e decenza si può fare in certi luoghi di vacanza dove è tutto è lecito....e il pudore non c'è più... delle ragazzine non penso che a nessuno dispiaccia. Dei soldi sì, meglio avere uno sconto. purtroppo è così. Sei adorabile. Mi farebbe piacere se venissi a trovarmi anche tu qualche volta...Lia
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