Quest’anno ho deciso per la prima volta di fare un capodanno diverso, di solito preferisco non uscire e stare con la famiglia, anche perché odio i veglioni nelle sale ricevimento, dove paghi un sacco e devi “per forza” divertirti. Abbiamo optato per una gita fuori porta, poiché due amici dovevano venire a trovarci e volevamo portarli un po’ in giro. Alla fine questi nostri amici non sono venuti più, ma noi abbiamo deciso lo stesso di andare…dove lo abbiamo deciso il 30 gennaio, come sempre last minute.
Ma, come sempre, ho mantenuto il mio fiuto per i b&b e ho scelto un posto veramente carino, o almeno così sembrava in foto…dal vivo avremmo avuto modo di verificare presto.
E così siamo partiti il 31 mattina alla volta della Calabria, statale 106, un incubo d’estate, ma quasi deserta mentre la percorrevamo in scioltezza, quasi come in quei film americani che raccontano di avventurosi coast-to-coast.
La prima tappa è stata Roseto capo spulico e il suo spettacolare castello.
Il sole splendeva e si rifletteva sul mare e lì abbiamo pranzato con mandarini, uva e ciambella, in previsione del cenone ci siamo tenuti leggeri ;).
Poi abbiamo ripreso il viaggio e dopo poco abbiamo lasciato la 106 per iniziare a salire sui monti, destinazione Civita. Un paesino arroccato su un monte da cui si ha una splendida vista del golfo dello Ionio. Il b&b “La Ginestra” era anche meglio che in foto, e la signora Dina simpaticissima ci ha subito offerto i dolcetti fatti in casa. Ci siamo trovati da subito immersi in un’atmosfera a misura d’uomo e siamo partiti alla scoperta delle Gole del Raganello e del ponte del Diavolo.
La discesa è stata lunga, ma la salita dopo lo è stata ancor di più! Però la vista delle gole ci ha ricompensato della fatica e ci ha fatto venir voglia di tornare in estate per poter esplorare i vari sentieri che si dipanavano e si inoltravano nella vegetazione.
Siamo tornati nel b&b stremati e dopo un riposino siamo andati in paese. Abbiamo scoperto entrando nell’unica Chiesa del paese che Civita è una comunità arbëreshë e come tale segue il rito ortodosso, per cui la Chiesa conservava le bellissime icone greco-ortodosse. Abbiamo assistito a una parte del rito, alla fine del quale il sacerdote ha illustrato un po’ di statistiche sul paesino, tipo il fatto che aveva 955 abitanti (quindi rischiava di essere cancellato), che vi erano stati 19 morti e 6 nascite, 22 immigrati e 24 emigrati, 12 battesimi e 4 matrimoni (ma tutti di forestieri). Insomma, un paesino che, come molti, si va spopolando, ma che conserva intatta la sua bellezza.
La sera ci aspettava il cenone in un ristorante del paese, non sapevamo cosa aspettarci, chi avrebbe partecipato, giovani, anziani, avremmo ballato tutta la sera mazurche? In realtà non ci importava molto, eravamo contenti di essere in un paesino, lontani dal mondo senza pensieri. Alle 21 siamo arrivati al ristorante, due sale, non grandissime, foto di Gattuso alle pareti, animazione musicale non eccelsa, ma ci dava l’idea di essere tornati indietro di qualche anno, però il tutto era compensato da cibo sopraffino. I commensali erano poi molto folcloristici, una famiglia con zie, zii, cugini e la matriarca (la nonna :) che erano di un’eleganza quasi fuori luogo, e un po’ cozzavano con l’atmosfera casereccia del posto, ma davano colore. Poi, mischiati ai turisti, la gente del luogo, anche loro con l’abito della festa. Accanto al nostro tavolo c’era una coppia di fidanzati, lui ha passato tutta la serata a mimarle il menu, e sembravano divertirsi un sacco a fare questo gioco, tanto che non hanno mai smesso un attimo. Al tavolo accanto c’era una coppia di gente del luogo, lei, una signora sulla cinquantina, aveva una passione sfrenata per il ballo e avrebbe ballato tutta la serata, se solo suo marito gliel’avesse concesso.
Due tavoli più in là una coppia di cinquantenni, compagni, non sposati, totalmente immersi nel mondo 2.0, dotati di Iphone hanno passato tutta la serata ad aggiornare il loro stato su Facebook e a controllare eventuali commenti, alla faccia di chi dice che sono i giovani ad sempre immersi nel mondo dei social network! Infine i più strani erano un trio: lui, lei e l’altro. Solo che l’altro sembrava essere più l’altro di lui che di lei. I due ragazzi hanno infatti passato tutta la serata a parlare e scambiarsi sguardi interessati, mentre la fidanzata di uno dei due li guardava con sguardo annoiato. La mezzanotte è arrivata, sono arrivate anche le lenticchie con il cotechino e infine anche l’ora di andare a dormire, contenti e felici. La mattina ci aspettava una colazione a base di prodotti tipici: crostate, biscotti fatti in casa, code di rospo farcite di marmellate fatte in casa, e poi, naturalmente, caciocavallo e prosciutto di produzione propria…non avevamo molta fame, ma non abbiamo saputo dire di no, non potevamo proprio.
Siamo quindi partiti alla volta di Cerchiara, alla scoperta del Santuario della Madonna delle Armi, un santuario arroccato a più di 1000m di altezza alle pendici del monte Sellaro.
Uno spettacolo, non solo il monastero, ma anche la vista, tutto il golfo dello Jonio e tutta la Calabria, fin quasi alla sua punta estrema.
Questo viaggio mi ha fatto riscoprire la Calabria come terra ricca di luoghi bellissimi, troppo spesso sottovalutata e poco valorizzata.
Torneremo ancora, altre avventure ci aspettano, sperando di rincontrare la gente semplice e affettuosa che ci ha accolto questa volta come fossimo due di famiglia.
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