Ho ancora negli occhi la bellezza dell’agriturismo in cui abbiamo trascorso la scorsa settimana. Mi basta socchiudere gli occhi e mi sembra di respirare l’aria fresca del mattino, di sentire il dolce cinguettio degli uccellini e di vedere la valle che si estende sotto il podere a perdita d’occhio.
E poi, se indugio ancora un po’, mi sembra di sentire il sole caldo sulla pelle, mentre a bordo piscina leggo il mio libro “da vacanza”. Una buona vacanza dovrebbe sempre essere accompagnata da un buon libro, anche se il libro non dovrebbe essere troppo buono, nel senso che se ti prende troppo finisci per trascorrere tutto il giorno a leggere e allora non fa differenza essere rimasti a casa o essere in un posto splendido e incontaminato (o forse si). Durante questa settimana di vacanza ho letto uno di quei libri che non riesci a mettere giù, se non forzandoti, legandoti le mani e bendandoti gli occhi: One Day di David Nicholls. Devo ammettere, con un po’ di imbarazzo e un po’ di vergogna, che ho pianto, leggendolo, come una fontana. Nei commenti di copertina (commenti ai quali spesso non presto attenzione perché mi sembrano spesso solo pubblicità gratuita), c’era scritto: “You really do put the book down with the hallucinatory feeling that they’ve become as well known to you as your closest friends”. Quando l’ho letto ho pensato: “mah, solita frase…” e invece no, è proprio così, alla fine ti sembra che siano davvero i tuoi più cari amici e non puoi fare a meno di “voler entrare nella storia” e voler dire la tua, e dare due sberle ad uno e anche all’altra, “ma come fate a non accorgervene? è tutto così palese!” ti verrebbe voglia di gridargli. Prima di questo libro avevo avuto la stessa sensazione e avevo provato le stesse forti emozioni solo con un altro libro: “I ragazzi della via Pal”, certo erano altri tempi e avevo anche un’età diversa, 10 anni, ovvero 20 anni fa, ma la sensazione la ricordo, nitida ancor adesso. Se vi capita di leggerlo, anche nella versione italiana (Un giorno) vorrei tanto sapere se ha fatto piangere anche voi e, se no, quale è stato un libro che vi ha fatto piangere e sentire i personaggi così vicini, ma così vicini, da poterli quasi toccare.
Vi lascio con uno stralcio dal libro (tradotto da me molto liberamente dal testo inglese): “Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo - questo è il consiglio che si da’ sempre, ma poi, chi ha l’energia per seguirlo? Cosa succede se quel giorno piove o ti senti un po’ giù? Semplicemente non è pratico. Molto meglio, di gran lunga, semplicemente provare ad essere buoni e coraggiosi e audaci e fare la differenza. Non esattamente cambiare il mondo, ma quel po’ che c’è intorno a te. Vai là fuori con la tua passione, la tua macchina da scrivere elettrica e lavora duro per…qualcosa. Cambia le vite attraverso l’arte, magari. Abbi cura dei tuoi amici, stai saldo con i tuoi principi, vivi con passione, pienamente e bene. Sperimenta cose nuove. Ama e sii amato, se ne hai la possibilità.”
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